Il crinale...

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D I S C U S S I O N E
cobra DAY ONE

cobra La Norvegia che non ti aspetti...
Ovvero "l'imprescindibile"...

cobra Tu credi... ma che cazzo credi...
Tu credi che i popoli nordici siano un modello di precisione, o addirittura secondo qualche illuminante statistica modelllo di una felicità possibile...

TUTTE CAZZATE

Aldilà della tradizione, forse leggendaria, che li vuole votati al suicidio e all'alcolismo (questo mica tanto leggenda) ci vuole poco ad uscire dagli stereotipi.

Ma andiamo con ordine.

cobra Prenotazione Norvegian Air ZO8FRV, partenza 13.55malpensa,Osloalle16.35,19.45ripartenzaperTromsoarrivoore21.40.
...
...è l'1.20 del ventottomarzo e stiamo ancora litigando con un brufoloso norvegese in un aeroporto deserto che batte sui tasti come un bambino delle elementari la prima volta che deve usare un PC... e non verrà comunque a capo di nulla, dovendo chiamare il "collega esperto".
Ma ho ancora anticipato...
La partenza intelligente inizia con un ritrovo alle 8.30 in zona fiera (sì lo so, conservativo per un volo quasi alle 2) ma tanto un ritrovo alle 8.30 a Reggio è quasi come Babbo Natale o Fausto astemio, da quando i sindaci locali hanno deciso di investire tutto sulla qualità di vita dei cittadini la velocità media a quell'ora oscilla tra gli 1 e gli 1,5 km/h per tratti imprevedibili di durata imprevedibile, quindi le auto sono cariche e pronte per partire ben oltre le 9...
Il pompiere sta già parlando dalle 7.30...


Andrea

________________
Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

Andrea Com'è che si tagga qui?

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

konigsspitze Ebeti

******
Sii fiocco Mullah.

cobra Bene bene...
Tu dici ebeti???
Come darti torto?... comunque...
Volo puntuale. Il pompiere ha già supercazzolato la signorina del parcheggio, poi ha diretto le operazioni di risistemazione dei gravi nei bagagli, abbiamo valigie che, come in un mega Mercante in fiera, non sforano i fatidici 20 anzi, affidandoci all'amico/collega del bomber (pompiere anch'esso) i 20,9, sulla scorta del fatto che che "basta che non compaia il 21"

cobra E tutto, solo, grazie a una sere innumerevole di scambi, di cui la maggior parte avvenuta nella hall dei check-in: dammi un po' di mutande che mi tieni i bastoncini, una piccozza se ti prendo i calzettoni... e roba del genere.
A tutto ciò si aggiunga che, come politica aziendale, si è deciso che ognuno portasse il a necessaire per le proprie colazioni, i propri pranzi e una cena condivisa.
Ma il problema principale non era tanto questo, bensì...
In Norvegia, l'acool è un problema sociale, per cui, non essendo in Italia (dove il contrabbando avrebbe preso subito il sopravvento) lo stato ha pensato bene di risolvere il tutto tassando tipo al 60% o giù di lì, ogni alcolico.
Risultato???
Mega ricerca Gooogle da cui emerge che i cittadini UE possono esportare 3 litri (4 bocce) di vino o birra e che conviene acquistare gli alcoolici al duty free . Grazie, Graziella e grazie al...

Andrea E intanto, qualche ora più tardi...

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

cobra Comunque...
In straritardo concludo il deiuan...
Il volo lo prendiamo e un primo giro al duty free per caricare un po' di superalcolico extra nel bagaglio a mano, che non sbaglia mai.
Nell'ilarità generale (anche di spedizioni ben più serie con sci e attrezzatura al seguito) dopo ore di fare e disfare scopriamo che tanto in Italia per i voli Norvegian non c'è possibilità di far pagare multe per sovraccarico o bagagli irregolari, quindi caricano tutto insieme senza pesarlo, e probabilmente avrebbero comunque fatto così

cobra

Andrea Ad essere sinceri, a volte nevica anche.

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

cobra Arrivo a Oslo super regolare, passiamo un po' il tempo scoprendo che una birra media gira intorno alle 8/9 corone (intorno ai 10 euros) e un panino quasi altrettanto... ma...
Al momento di rientrare per il secondo volo... i biglietti non aprono i cancelli, l'addetto ci dice che c'è un problema coi bagagali
"vai al baggage claim"
Se ne è perso uno, li riconoscete quelli in foto?
Si
Ok vi faccio partire il nastro indicatemi quali sono (supercazzola n°1)
Attesa
attesa
attesa
partenza
esce un trolley che non centra un cazzo
attesa
attesa
tutto si ferma
Vai al baggage claim
Ma... mih... mohh.... e nel frattempo mancano 15 minuti all'imbarco
Andate a sentire se c'è posto sul volo dopo, sennò vi imbarcate senza bagagli (supercazzola n°2)
Corsa
piano 1
corsa
attesa
c'è posto
ma dopo vien tardi, ci date da mangiare...
cerrrto
Ok
corsa
Vai al baggage claim a riconoscere i bagali (supoercazzola n°3 ...e se passi dal via ritira le ventimila)
Ma... non si può entrare dall'area biglietteria al ritiro bagagli
spiega alla guardia
ok
aspetta
aspetta
arriva una cortese signorina, non proprio di carnagione norvegese, ma che, caso vuole, sarà l'unica in tutta la serata che sembra sapesse quello che diceva.
I vostri bagagli sono questi?
Sono 13
Ma... erano due valige a testa e due sacche da sci, per cui 14...
MANCA LA BORSA DELL'ATTREZZATURA DI PICCIA

P.S. scopriamo poi che per la "cena" ci daranno un incredibile lussuosissimo buono di 90 corone, circa 10 euro, due bottigliette d'acqua al cambio norvegese...

Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 11:41:25

cobra Piccia si chiude in un mutismo selettivo, parlerà solo con il proprio telefono o via mail fino al giorno successivo, esprimendosi con qualche suono gutturale o insulto (meritato) nei confronti del personale Norvegian.
Prendiamo il volo delle 10, in ritardo ma recupera, e atterriamo a Tromso durante una bufera di neve su pista completamente ghiacciata. Un vikingo di fianco a noi, con barbone, che poi scopriamo essere un pizzaiolo abruzzese emigrato, ci dice che qui è sempre così, e che i Norvegesi sono un po' approssimativi e fanno sempre casino coi bagagli, ma domani... ah, domani...
Piccia denuncia l'accaduto in un aeroporto semideserto ad un brufoloso operaio che non è chiaro se abbia raggiunto la maggiore età. Dopo oltre un ora di totale inconcludenza... chiama un collega.
Riusciamo a terminare la denuncia con rassicurazione che domani... ah, domani...
E taxiamo fino al camping,: bungalow con pareti di compensato 1,2 cm e due stufe elettriche... spente, fuori neve e almeno -2.
Whisky del duty free, biscotti e tutto acceso compreso i fornelli e la temperatura migliora.
Piccia continua ad esprimersi solo attraverso email o suoni gutturali
Mattina, taxi, noleggio auto: cheffare chenonfare? Io e Piccia, che continua a parlare principalmente attraverso qualche apparecchiatura elettronica, andiamo al tromsoeirport e mentre io giro fuori e dentro dal parcheggio per sfruttare i 10 minuti gratuiti... la borsa ricompare!!
Vedi che poi domai... eh domani!
Con le nostre due focus, una berlina e una sw, che si sono trasformate rispettivamente in una Suzuki Vitara e una Toyota Auris ibrida, decidiamo di fare cmq un giretto con le pelli

Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 11:31:11

cobra dimenticavo che siamo già al
DAY TWO anzi è quasi mezzogiorno
Potremmo andare allo skilift che c'è appena fuori Tromso
Eh se
Eh ma
Ma se
Se ma
Andiamo all'alpinsenter, dove per 40 euros o giù di lì hai accesso a due ancore, che fanno orari incomprensibili al mondo civile e che coprono un dislivello di 4/500 metri per 4 km di piste, di cui almeno un paio chiusi.
Ma che schifo! torniamo dietro il camping che c'è una valletta...
Eh se
Eh ma
Ma se
Se ma
Decidiamo fortunatamente di stare lì.
Risaliamo fino all'arrivo dell'ultimo skilift e poi fino alla "cima", posta circa 100/150 m più in alto.
Nell'oretta di salita il tempo cambia almeno 4 o 5 volte, passando da sole a bufera di neve e vento spesso senza nemmeno passare per il "nuvoloso" e la visibilità cambia altrettanto. L'unica cosa che cambia poco è la temperatura: costantemente sotto zero, stimerei tra -1 e -5.

Quando lo si può vedere, però il panorama è incredibile, gli impianti partono da poche decine di metri sopra il mare e la vista spazia sul fiordo, sulla città e sulle colline che la circondano, si alternano principalmente solo mare e neve.
Sarà basso farà poco dislivello, ma il posto per chi è abituato alle nostre montagne non può certo lasciare indifferenti.
In discesa le condizioni della neve variano anche più velocemente: in una sola curva puoi trovare polvere/gesso/crosta/ancora polvere/scatola...
Andiamo bene!
Cmq si è sciato e il bosco di Betulla salva, lì in mezzo la neve è buona, non sarà come il faggio... ma quasi, peccato che il limite della vegetazione a questa latitudine è di poche centinaia di metri s.l.m., speriamo il bene per i prossimi giorni.
Mezzi congelati risaliamo inmacchina e torniamo al camping per una merenda, non prima di aver fatto una spesa intelligente, considerando che avevamo già una montagna di bagagli aggiungiamo anche 3 o 4 sporte di alimentari.
Caricare le macchine è un delirio, ma cerchiamo di renderlo più semplice facendo fuori:
- un salame
- due bocce di Campanone travasato, temendo che poi si sgasasse
- una delle sei sestine di birra del duty free di Oslo
- qualche fetta di un pecorino in foglia di Furet... notevolissimo
In questo ci aiuta una coppia (lui e lei) di fresconi Svizzeri... vabbè, ogni commento è superfluo.
Nel frattempo il tempo cambia almeno altre 3 o 4 volte.
Il Bombero credo stia parlando...
Riusciamo a caricare e a partire. Ovviamente sotto la bufera.
L'ammiraglia Auris (io, andreaelasuavaligia, Furet) sceglie, più o meno involontariamente, l'opzione traghetto, La suzuki coi restanti 4 quella tutta strada che circumnaviga il promontorio. Ci troveremo a pochi minuti di distanza, provenienti uno da sud e uno da nord alla Yellow House.


Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 11:39:10

cobra Lo Yellow Stone Face Lodge (nel seguito Yellow Stone Face Lodge) è una casa molto carina, sul Lyngenfjord a 10 minuti dal paesino di Lyngseidet, nel comune di Lyngen.
Ok
Tutto bellissimo
Ma la strada per arrivarci dov'è
Ah già, dice il vicino e Anita contattata via email, nessuno ha fatto la rotta.

Il Vitara sale, l'ammiraglia non c'è dubbio, la proprietaria Anita dice che possiamo parcheggiare sotto sulla strada...
grazie
graziella...
In un qualche modo facciamo
Andrea accompagna Fabietto a prendere la casa dove sarà raggiunto da Vigna, Flauto e il Biondo, io spalo il "vialetto", il Bomber prende la prima camera con Davide ma poi si mette a cucinare per tutti noi.
Giornata lunga serata altrettanto, ci scofaniamo, nonostante l'abbondate merenda, parte della spesa così faticosamente caricata (incastrata) in macchina, tra cui un trancio enorme di merluzzo fresco.
All'una di notte pare che il gruppo B sia in procinto di atterrare o sia atterrato...
Fine, finalmente del deitiu


Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 11:45:07

cobra DAY THREE
Dopo la serata alla YSFHL trascorsa ad un tavolo tecnico incrociando relazioni, guide, guide fotocopiate, guide speciale del Laupis, animazioni meteo, film porno, bollettini valanghe, ovviamente non si decide un cazzo. L’indomani al ritrovo nella residenza del Lyngseidet con il redivivo gruppo B, scopriamo che il recupero di un camion ribaltato ha tardato il loro arrivo ad orario di alba boreale…
In realtà qualche sospetto si era già palesato al ritrovamento di Fabietto sul divano dove era rimasto dalla sera prima, ma nessuno aveva fatto troppe domande.
Stando alle previsioni avremmo dovuto trovare bufera e tempesta o al massimo nuvoloso con qualche schiarita.
Se il deiuan è stato effettivamente come da triste previsioni non altrettanto si può dire del terzo giorno.
Comunque all’arrivo nel Lyngseidet, “motivati” dal bombero (che parla almeno almeno dalle 8.30 ma forse si era messo avanti nel sonno sebbene non è dato sapere perché ha tentato inutilmente di pescare, riuscendo solo ad allontanare anche la fauna ittica. Seguiranno probabili, inspiegabili casi di spiaggiamento di cetacei nel mare di Barents), il gruppo B si è appena alzato.
Seconda colazione, vestizione, interminabili discussioni incrociando dati meteo, guide, the caldo, previsioni meteo, lezioni di nivologia, foto di Stauder, insulti a Sturno… in maniera, quando saliamo in auto ancora ai più non è chiara la meta, ma tutti dissimulano fingendo di sapere cosa stanno facendo.
Dopo una sessione di guida su ghiaccio (non siamo ancora in grado di dire se esista l’asfalto in questa parte della Norvegia) e svariati shooting fotografici che rallentano la guida… e pensare che a Vignalen hanno dato un Vitara con le gomme chiodate e deve talmente mordere il freno da girare sbavando in cerca di parcheggi liberi e, ovviamente ghiacciati… arriviamo alla partenza dell’itinerario come indicato da San Viewranger.
Il trust di cervelli dopo grande studio del sito che diventerà la nostra bibbia, YR.NO, per gli amici solo "ipsilonerre", sito meteo e valanghe ufficiale e probabilmente pubblico di un paese che pare proprio (nonostante le approssimative capacità dei singoli) che intenda incredibilmente spendere i soldi delle tasse per fornite servizi a chi queste tasse le paga... , aveva deciso, per il Rundfjellet, una montagna alta poco più di 700 metri, ma la cui particolarità è che il dislivello per raggiungere la cima è... poco più di 700 metri (evidentemente, forse un metro o due in meno, dipende dalla marea), partiamo infatti letteralmente dalla spiaggia, innevata fino al punto in cui l'alta marea non si è mangiata la neve (scopriamo che qui il limite dell'alta marea coincide con il limite della fascia innevata... seguiranno, forse, teorie sul ciclo della neve a queste latitudini...)
C’è un parcheggio, ovviamente ritagliato da uno spazzaneve, ovviamente c’è un’auto sola, ovviamente parcheggiata alla cazzo, ovviamente è un Italiano… Una coppia di Bolognesi. Visto lo stile del parcheggio facciamo subito amicizia, nonostante lo zainetto di lei, un po’ troppo tecnico per i nostri standard.
Cmq si parte. Salita tutta vista mare, e pian piano che si apre sulle vette intorno, neve indecentemente bella. Data la presenza di altre gite più volte freme il desiderio di Laupizzarsi e togliere le pelli alla vigliacca per fottere la prima traccia,ma lo spazio è tanto che decidiamo di salire fino in vetta. Una specie di pianura più larga del Piella (anzi proprio un Piella dei mari) con dietro i ghiacciai delle alpi, davanti un fiordo e di là dal fiordo colline innevate. Che dire, più o meno come la campagna di Coviolo. Dopo i primi 100-200 m di discesa: conciliabolo e si risale per rigodere. Dopo un’altra discesa: altro conciliabolo per salire e discendere, anziché sul percorso di salita, sulla faccia diretta al mare. Alle parole di Furetto (!) “sì l’ho visto è sereno…” il gruppo si divide, le certezze vacillano, io Flauto, Davide e il Gelataio scappiamo in preda a crisi isteriche, gli altri decidono di dare credito alla coppia d’attacco del Crinale Volley Team ”Cunisioun” Furetto e “Critéri” Matteo, a cui si aggiunge, nel neonato gruppo 3C, “Chelma” Bombero.
Va comunque bene a tutti si scia fino alla spiaggia, noi transufghi ci dedichiamo ad un tardo pranzo/merenda/aperitivo al ritorno degli altri c’è ancora un po’ di salame… Nessuno può lamentarsi del risultato (a parte il salame giustiziato)
Cena allo YSFHLRestaurant
Buonanotte
Anzi no, riparte la simulazione di sala controllo del pentagono, riemergono guide, grappa, forecasting, bondage, cacching, Ypsilonerre anzi Ypsilonerring, triangolazioni, calcoli balistici, e dope ore concitate tentiamo di attaccare la Kmchatka con 6 armate, ma sono poche, ripieghiamo, senza ovviamente aver deciso un cazzo.
Buonanotte davvero
Bilancio della giornata:
nonostante la partenza ad orari che sulle Alpi nemmeno i merenderi oserebbero, abbiamo trovato bello, ma bello molto, senza nemmeno troppa variabilità, giusto qualche velatura di passaggio e il vento fastidioso a tratti, ma nulla in confronto ad un giorno X, scelto a caso tra uno e 365 (366 nei bisestili) ipoteticamente trascorso al Passone.
Scopriamo anche:
-che nevica a più riprese ma...
-che la neve non trasforma perché non va (quasi) mai sopra a zero
-che questo posto è la risposta alle preghiere di chi ama la neve fresca (aka "POWDER")
Grazie a ipsilonerre che aveva previsto che la punta nord delle Lyngen Alps sarebbe rimasta fuori dalle nuvole.
Ma soprattutto grazie a chi ha piazzato un braccio di mare e delle casette colorate davanti al versante di una montagna dove la neve rimane come appena caduta anche un giorno dopo e anche se viene portata da due o tre precipitazioni consecutive
Fine del deitrii


Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 12:04:32

Andrea Alcune volte smette di nevicare

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

cobra DAY FOUR
Il deifor va decisamente peggio, la perturbazione sembra attanagliare tutto il promontorio/isola/penisola peniforme che prende il nome di Lyngen Alps, tentiamo cmq con una sveglia improponibile per gli standard alpini e appenninistici e una partenza tarda, di beccare un'apertura o miglioramento a caso.
Siccome il giorno prima, con panorama eccezionale e visibilità ottima, avevo dimenticato a casa sia la reflex che la gopro, oggi le ho entrambe!
Ed infatti la visibilità parte scarsa e man mano che saliamo peggiora, fino a che, facendo fatica a distinguere l'alto dal basso decidiamo che forse è meglio ripiegare, a poco meno di 600 metri saliti (e come al solito quota uguale partendo da un parcheggio all'altitudine vertiginosa di circa 10-15 metri).
Per la cronaca la montagna "tentata " è lo Storgalten, di cui però nessuno saprà mai riconoscere la forma, se non per quello intravisto arrivando.
In realtà, grazie alla variabilità ad cazzum del clima locale il viaggio di andata offre addirittura qualche sprazzo di sole... e per fortuna, perché si attraversando posti incredibili (già usato questo termine?): laghi ghiacciati, spiagge innevate, gallerie costruite solo per evitare che le valanghe scarichino sulla strada. Idem al ritorno, dopo una sciata che, per quanto breve e "nebulosa" fa rimpiangere di non avere avuto una finestra di bello e fa scappare qualche ululato.
Anche lungo la strada del ritorno, tra una bufera di neve e l'altra, riusciamo ad avere attimi di ottima visuale. Ma di salire quello che stavamo salendo, qualunque cosa fosse, o di approcciare qualche altra montagna a caso, nessuna speranza.
L'ora tarda e il meteo instabile mette giù le voglie anche dei più scalmanati, sì, anche del Bombero (non diminuisce però il suo desiderio di parlare) e del gruppo 3C.
Ci separiamo per la doccia e alla YSFH, dopo un allagamento dovuto all'alta qualità degli impianti tecnici norvegesi (sempre quella storia della precisione...) e di cui da qualche malelignua viene erroneamente attribuita la responsabilità al sottoscritto, la commissione scientifica del Crinale, avvista due alci che, oltre a causare il ritardo nell'arrivo a cena, viene ricondotta al fatto che il Bomber era presso la residenza nel Lyngseidet per cucinare. Si propone una teoria secondo la quale anche gli alci amino il silenzio, o cmq secondo cui il bombero parrebbe emettere frequenze fastidiose per la vita animale (versione confermata dalla fuga di pesci nel suo unico ed ovviamente infruttuoso, tentativo di dedicarsi alla pesca nel fiordo).
Diversi testimoni giurano di aver visto fuggi fuggi di fauna più o meno selvatica al suo arrivo, per cui la teoria viene data quasi per assodata.
Durante la cena alla residenza nel Lyngseidet riusciamo pure a scorgere un'aurora boreale, che per qualche secondo si colora anche di verde, o secondo alcuni di giallo, e assume una forma vagamente significativa... Piccia nel frattempo è in pieno Betty Alarm (telefonata della moglie) e si perde una parte del culmine, ma tant'è...
Nel post cena, nonostante una leggerissima bufera di neve, tentiamo una fuga lungo il fiordo per rivedere l'aurora, ma il tempo sarà pure variabile, il cielo si aprirà pure, ma pretendere troppo non va poi bene.
Ripieghiamo con una girandola di "freni a mano" nel parcheggio di uno degli skilift più a nord del mondo (e forse anche il più corto del mondo, sebbene con pista illuminata).
Grande gioia di camperisti che dormivano lì...

Non manca un accenno di war room con consultazioni di YR (che ha ormai sostiuito youporn nei preferiti di quasi tutti), carte geografiche, foto di Corocus, le solite guide... ed ovviamente si ottiene solito risultato...
Tutti fingono di aver chiaro il programma dell'indomani e quindi a nanna.
Fine del deifor (30 marzo)

Modificato Da - cobra on 02 Apr 2017 12:17:33

cobra DAY FIVE
In realtà, ora che ricordo, si era deciso qualcosa: sulla base, pare, di una proposta del Lapislazzuli poi raccolta e rielaborata dal team tecnico previsionistico, o forse sviluppata in autonomia (la questione è da dirimere) sembriamo propendere per attaccare il Giilivarri (1163) o qualcosa del genere facciamo Grandiverri che fom prèma, l’indomani. Si partirebbe dall’attracco del Ferry che da Lyngseidet arriva da qualche parte di là dal fiordo.
Il Ferry c’è alle 7.10 o alle 9.10 il Bomber propone sveglia alle 5.30 per prendere il primo, motivando la proposta in una meteo che volgerebbe all’incertezza nel pomeriggio. La proposta viene accolta in modo decisamente tiepido. Secondo alcuni osservatori internazionali potrebbe essere paragonata, come risultato, all’assassinio dell’arciduca Ferdinando nel 1914. In realtà non scoppia una guerra, ma subito prevale la voglia di confronto e di collegialità nelle decisioni… ognuno si farà i cavoli suoi. Il bomber convince Davide ad andare alle 7.10.
Ovviamente, come da programma, il giorno dopo siamo tutti, Lupis compreso con il suo gruppo, al Ferry delle 9.10 …
Si sale in barca a piedi, con sci in spalla e, con ineffabile Italian Style, diamo tutti per vera l’affermazione del Laufis che i pedoni non devono pagare. Siccome in Norvegia si fidano tutti dell’onestà altrui, se anche fosse stata falsa la convinzione del Lunvis, probabilmente nessuno ci sarebbe venuto a chiedere niente…
Gratuitamente, in una ventina di minuti siamo al paesino di Olderdalen, dove scopriamo che i bambini Norvegesi hanno due opzioni per andare a scuola: la bici o la slitta, paese che vai…
Dalla scuola dove gli antropologi del nostro team hanno elaborato questa geniale considerazione, approcciamo la gita, iniziando su una pista da sci di fondo che probabilmente verrà utilizzata più avanti nella stagione e poi salendo rapidamente nel bosco. Dopo meno di 500 metri di dislivello (inutile dire che coincide con la quota) siamo su un terrazzo naturale e già oltre il limite della vegetazione. La giornata alterna qualche nuvola al sole, ma il meteo sembra promettere bene e le foto si sprecano (io in particolare ne spreco una cinquantina, praticamente tutte quelle della salita perché non mi accorgo di aver spostato un selettore della macchina e non viene niente. Oliviero Toscani sarebbe fiero di me). La neve è meravigliosa e l’ambiente anche, tutti ci sforziamo di rappresentare le classiche immagini di sciatori con il mare sullo sfondo. Certo se lo sciatore è il Lavis la foto fa un po’ più cagare, però il resto rimane. Ci diamo da fare, ma parte subito la bagarre. Chi sale fino in alto, chi scende prima a metà per poi risalire, chi cerca di fottere la prima discesa a tutti (indovinate chi…) La cronaca è più difficile da fare di quella di una stagione di Beautiful, anche perché siamo diventati 15, effettivamente si fa fatica a volersene andare di qui e concludiamo quasi tutti con almeno un paio di risalite (i più tre), centinaia di foto, ore di girato delle gopro e, alla faccia dell’avarizia ci prendiamo pure una birra a testa aspettando il Ferry (alla coop, dove cmq costa un 5 euro la latta). Rientriamo all’approdo sci ai piedi per strada e scopriamo che manca un’ora: ci beviamo le birre in pubblico, all’aperto, prima di scoprire che probabilmente saremmo stati passibili di fucilazione sul posto e Vigna, giusto per passare più inosservati, si produce in un richiamo dell’Alce che viene chiaramente avvertito anche in Finlandia. L’alce non arriva, probabilmente perché il Bombero è con noi… e non esattamente in silenzio. E questo confermerebbe la teoria etologica elaborata in precedenza. C’è il sole ma i nostri possenti fisici padani non sono esattamente abituati alle temperature artiche e all’idea di continuare ad aspettare fuori, dove spira una piacevole brezza. Ci rintaniamo quindi dentro un Kiosk (sì è quello che sembra). Facciamo amicizia con una simpaticissima scialpinista agée, che sa dire “cappuccino”, e questo forse le fa credere di sapere l’Italiano, ma tanto noi non capiamo la sua lingua, qualunque essa sia, e quindi si va avanti di supercazzole… sai che amicizia.
Vigna, ancora vestito da sci, chiede al proprietario, che indossa solo un maglione e con le maniche arrotolate, se può accostare la porta d’ingresso aperta in sbando. In cambio ne riceve derisione e perculazione nonché richiesta di informazioni sulla nostra provenienza. Poi il simpatico esercente spiega che per lui questa è estate, probabilmente un po’ se la tira, ma non pare il caso di insistere, anzi gli compriamo anche 3 o 4 hot dog e qualche schifezza assortita. (Vikingo, non ti lamentare degli Italiani). Grazie a google translate scopriamo da un giornale che c’è stato un morto in una qualche strada qua intorno perché la sua auto è stata travolta da una valanga solo il nostro finissimo intuito ci fa sorgere qualche lievissimo sospetto su un enigmatico messaggio in lingua incomprensibile scritto da un paio di giorni con sfondo rosso sul tabellone posto all’inizio della strada che da Lyngseidet va verso Tromso. (Effettivamente una traduzione in inglese non sarebbe stata proprio sgraditissima)
Interrogata in merito, la vecchia, padrona della residenza nel Lyngseidet, sostiene che in realtà sono chiuse le due strade che vanno a Tromso per pericolo valanghe, quindi forse siamo isolati, o forse no, rimane da capire, se la situazione non evolverà, quali meravigliose alternative offre l’intricata viabilità dei fiordi.
Tornati sulla terraferma, o forse era quell’altra la terraferma? Beh, tornati a Lyngseidet facciamo un doppio pit stop (toccando quindi il 66%degli esercizi commerciali di Lyngseidet, il terzo era chiuso) Coop per la cena e un negozio di elettrodomestici/forniture elettriche/sci/scialp/sci di fondo/noleggio/articoli sportivi/bici/trekking…. Mi fermo per brevità, in sostanza si va dalla spina elettrica alla giacca della Norrona.
Vigna continua a cercare di interagire con la popolazione locale e cerca di ottenere lo sconto di “fine stagione” su un paio di guanti prezzati allegramente a 790 corone (oltre 80€) la commessa, o forse proprietaria, lo deride (e due) e gli offre uno sconto di 20/30 corone poi lo percula affermando che la stagione da loro è appena cominciata. Qualità, convenienza e cortesia. In cambio ci invita al pub, dicendo che ci sarà “gente” dopo le 22.
Dopo cena riparte la consultazione per eleggere la gita del giorno dopo, con solito corredo di materiale pedopornografico, ancora una volta guide, ancora una volta ipsilonerre, il mago Otelma, il bollettino dei naviganti, poi, per la prima volta pare che si prenda una decisione… pare che punteremo il Taffeltinden… con pezzo su ghiacciaio (!!)
Quindi tutti al pub… apriamo la porta e risultano presenti:
-il gestore
-un tavolo di quelle che forse credono di essere milf, ma già gilf sarebbe sopravvalutarle (più che altro per “ilf”)
-altri due o tre anziani sparsi
-musica soffusa
incrociamo con le informazioni note sul prezzo degli alcoolici e, tempo di entrare + tempo di uscire decidiamo per l’unica volta unanimemente di approcciare il letto.

Fine del deifaiv


cobra DAY SIX
Primo aprile… (Cominciamo bene)
Forse per l’entusiasmo di aver capito tutti per la prima volta dove saremmo andati… la mattina parte come fossimo una spedizione seria.
Il Lavio dice che è una gita che finisce su un ghiacciaio ma che non ci vuole la roba.Visto l’enorme credito che ha verso l’opinione pubblica… tutti tiriamo fuori la ferramenta assortita, per vedere se (e soprattutto come) usarla: picca e ramponi, e fin qui è facile, ma poi? Carrucola autobloccante, piastrina, chiave inglese, filtro dell’olio… Le cose si fanno un po’ meno nitide…
Già mezzi imbragati, con attrezzatura piuttosto omogenea (si va dal mio imbrago/tanga a quello di Furet realizzato dal pieno partendo da una cinghia di traino per auttreni, passando per quello di cellophane di Piccia con finiture ad alta visibilità) siamo quasi per appoggiare (e sarebbe la seconda volta) l’idea del Lunvis, solo perché più… paracula. Davide aka “il nivologo” finge di ignorare il nostro tentennamento e ci fulmina, dando per scontato che senza attrezzatura in ghiacciaio non si va! Molto caimano ma molto giusto, come bambini beccati a fare i coglioni rinfiliamo negli zaini la roba che avevamo già mezza fuori e suggeriamo di giocarci a testa o croce chi porta le corde. Da un tavolino la corda di Furet,una 80 metri, lui dice, ma secondo la Questura sono almeno 200, occhieggia minacciosa. Appare evidente l’amore di Furetto per l’attrezzatura superlight.
Tutti nichhiano, qualcuno propone che ognuno si carichi quella che ha portato, qualcun altro propone di smontare la corda in più pezzi da unire poi in caso di bisogno… ovviamente, non si decide un cazzo. (e chevvoletemai, avevamo già speso tutta la capacità decisionale per fissare la meta del giorno).
Saliamo in macchina sapendo che ci sarà da gestire una crisi internazionale per la spartizione dei carichi, una volta sul posto, ma viaggiare con l’imbrago indossato ti fa sentire sereno. Safety First! Vignalen può scatenarsi.
Il solito trasferimento con le usuali soste per fotografi nei punti più panoramici e digressioni nei parcheggi innevati per Vigna, arriviamo a Koppangen un paesino in un’insenatura dove finisce la strada… che immagine poetica! Meno poetica sarà l’immagine che si presenterà una volta arrivati lì: intanto ci tocca di vedere il Laufris col suo catorcio di pulmino a noleggio ma… cosa ancora peggiore, se ne sta per andare: cielo coperto, nevicata in atto, itinerario con passaggi “discutibili” e pericolo valanghe!
Nooooooooooooo
Cavolo, una volta che avevamo un accordo!
Panico generale.
Chi propone un bagno in spiaggia, chi una gara di rutti, chi finge uno svenimento, i più si improvvisano biologi marini e sentono un’irrefrenabile desiderio di studiare la vita sulla vicina spiaggia dove si recano a grandi passi, alcuni gettandosi letteralmente dalla scarpata di neve (invero piuttosto bassa). Vicino alle auto, a comporre il comando strategico rimangono: naturalmente il Pumper che arringa le folle (in seguito fallirà la compagnia di pesca locale per inspiegabile migrazione che causerà una riduzione drastica nel pescato), con il fido scudiero Davide , un paio scarso di altri componenti che hanno chiesto di rimanere anonimi , due veneti di passaggio (giuro che è vero!), forse qualche esponente della banda del Laui.
Noi restanti ci dedichiamo a svariate attività ricreative sulla spiaggia, sotto la bufera di neve. Richiamati insistentemente dalle grida di dolore del Bimbero capiamo subito che la gara di rutti e il bagno in spiaggia sono opzioni con vita piuttosto breve… Il team di studio ci presenta tre proposte, ma è un trabocchetto, solo una è giusta. Ovviamente sbaglieremo risposta.
Dopo una serie di consultazioni che neanche Mattarella… ci dirigiamo e verso il Daltinnen ma Piccia si accorge lungo la strada che la traccia prevede un avvicinamento di circa 5 km pressoché pianeggianti e ormai non è più così presto. Fermiamo il trenino lungo la via e ci troviamo costretti a prendere una posizione individuale, abbandonando la facile vita dell’ignavo. A maggioranza abbastanza significativa proviamo a seguire una seconda idea, comunque sbagliata. Il Bombero ci fa velatamente comprendere che lui avrebbe propenduto (participio passato di propendere… ho controllato sulla internet) per un’altra ipotesi e lo ribadisce in un paio di occasioni… Insensibili alle sue grida di dolore decidiamo di dirottare il convoglio verso il Falstdalstinden. Montagna su cui, secondo alcuni rumors, dovrebbe trovarsi anche il Levis... capiremo presto che si tratta di una manovra diversiva realizzata dal servizio di controspionaggio, solo per depistarci.
Ci inoltriamo nel bosco e riusciamo a parcheggiare le macchine in tre spiazzi diversi, sebbene in tutti ci fosse posto sufficiente per tre auto… Tant’è! I meno avveduti dovranno recuperare parti di bagaglio o attrezzatura tra un’auto e l’altra. Si inizia a salire e dopo breve ci si ricompatta facilmente anche perché è ben evidente la traccia di salita (e di discesa)
Il pompiere lamenta che è tutto tritato
Salito poche centinaia di metri ci si apre davanti un pianoro enorme, che è in realtà un lago ghiacciato, seguiamo per un po’ una traccia che lo attraversa, poi deviamo verso la sponda alla nostra destra e ricominciamo a salire
Il pompiere lamenta che questo su è giù è peggio di un lungo avvicinamento (che voglia alludere al fatto che avrebbe preferito un’altra scelta?)
Riprendiamo a salire a larghe inversioni e a seconda dello scoprirsi o meno del sole passiamo allegramente da giacca e piumino a “maglietta”… non fosse per il venticello.
Il pompiere lamenta che con questa esposizione la neve si cuoce e fa schifo (che voglia alludere… beh vabbè)
In realtà la traccia è sempre su neve, se non polverosa, appena appena trasformata, e di sole non ne sta prendendo molto…
Fausto decide di adottare la tecnica dell’autoarticolato e si piazza a velocità costante, ignorando ogni tentativo di distrazione e fermandosi solo per sistemare piccoli malfunzionamenti, impone così un ritmo indiavolato e si invola verso la vetta a quasi 1330 m dove arriva abbondantemente primo per distacco…
La visuale dalla vetta è più che notevole, il dislivello significativo per la zona e lo sviluppo anche. In vetta partono consultazioni per decidere dove scendere…
Eh no eh! Io mi ignavizzo e rispondo come un automa “Vado dove va la maggioranza”.
Ho sempre pensato che non fosse una buona strategia e infatti in breve la maggioranza mi porta su un pendio da cui, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere come sia fatto perché troppo pendente, Furetto e il Pompiere si dicono sicuri, la mia fede vacilla, penso di avvicinarmi all’islam, ma prima che possa gridare ”Allah Akbar” e tentare di farmi esplodere, Davide, che sembra uno dei pochi ancora sensati del gruppo (anche se dice di essere etero…) afferma che anche a lui sembrava fattibile.
Io ovviamente non mi ricordo che impressione mi avesse fatto salendo, quindi decido di fidarmi.
Nei minuti successivi “vai te, no vai te”, imbocchiamo tutti il muro che finisce in una conca un centinaio di metri più sotto o forse più, Furetto ci entra”No look” dalla parte più ripida e per essere proprio sicuro sicuro ci tira anche un bel curvone e con altre due è giù. BISMILLAH!
Tra traversi improponibili e curve più o meno strette scendiamo tutti e la neve si rivela in realtà piuttosto stabile e anche molto meritevole di essere sciata. Ah no, tutti no, Davide tira il traversone fino a scendere di fianco… e pensare che mi ero fidato… Forse allora non è neanche etero, mah…
La discesa, che avviene sempre con vista sul fiordo e attraversando deserti bianchi e circhi di cime innevate è, come molte da queste parti, memorabile e, anche se la polvere non è la più leggera esistente, sarà in seconda o terza posizione. Il nostro pensiero (beffardo) va ai compagni caduti prima o durante l’organizzazione di questa “settimana bianca” bianca per davvero. Mbart, sarai sempre nei nostri cuori!
Eterno ravanamento per riattraversare il lago, ma riusciamo senza ripellare. I molti itinerari possibili sopra,negli ultimi 200 metri di discesa si riuniscono in un unico canalone, che quindi è un pelino segnato, ma accettiamo il prezzo da pagare di buon grado.
La cena è allo YSFLRH e nel post cena: dal terrazzo: sessione di shooting fotografici all’aurora boreale, che stavolta si mostra per bene e si fa anche fotografare. Piccia commetterà l’errore di condividere troppo presto la sua foto migliore, che diventerà così una splendido materiale fighicida per Matteo e altri che la socializzano subito.
Si torna alle vecchi abitudini da war room: ipsilon erre, materiale cartaceo, grappa, viewranger, Silver Surfer, Jeremy Hainz, cumpae segundo e…
Si torna ai vecchi risultati, nessuno ci capisce una mazza ma finge il contrario e si va tutti a letto convinti che tanto domani ci sarà da decidere.
Pare che il Bombero dia per scontato un ritrovo alle 7.30... credo non abbia considerato l’ora legale.

Fine del deisics


Vigna Cobra ti adoro, queste parole sono già storia!!! Manca il trispruzzo MagnaStile!!!

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Occhio al Faggio...!!!
flickr.com/photos/vigna81/

cobra DAY SEVEN

Purtroppo siamo agli sgoccioli…
La mattina è bellissima, serena, senza vento… Ormai la scusa del Bomber che il tempo potrebbe peggiorare nel pomeriggio ha perso molto del suo appeal e ì più hanno appreso l’arte della dissimulazione: sorridono ed annuiscono.
Dalle 7.30 promesse l’orario trasla tra continui rinvii a colpi di chat di WhatsApp, Chelma non sa più che pesci pigliare: propone di andare ad aspettarli in strada, poi di trovarsi là, poi di andare ognuno per i fatti propri poi carica due macchine, ma Matteo fa notare che in quattro ne basta una, allora scarica l’ammiraglia.
…in questo clima di frizzante agitazione perdo un po’ il filo degli eventi. Gli storici si dividono sull’ora e sul luogo di effettivo ritrovo, ed anche sulla composizione dei gruppi d’attacco, a cui voci insistenti sosterrebbero che si sia aggregata anche una parte dei Laupiani.
Succede di tutto:
Furetto scende va in bagno e torna a letto… a parte un paio di brevi manifestazioni trascorrerà lì il resto della giornata, diverse volte viene sondato il lgiacilio per accertare la sua presenza e la sua effettiva attività respiratoria (nei momenti in cui il suo leggerissimo russare non la renda evidente)
Io tentenno, la giornata è bella ma il programma è Daltinden, dietro casa coi suoi 5 km di avvicinamento, ma avrei voglia di fare due passi lungo il fiordo e calare un paio di marce, godendomi un po’ di nullafacenza la cui mancanza è forse l’unico difetto di per il resto decisamente notevoli… così abbandono il gruppo e rimango a casa. Ovviamente passerò tutta la mattina sul divano, a parte ricoprire brevemente il ruolo di massaia.
Piccia si aggrega al Bomber, Matteo e Davide per la gita prevista sostenendo di non voler star fuori tanto. Tornerà nel pomeriggio dopo una gita da quasi 20 km di sviluppo.
Del gruppo B si presentano tutti ad un orario imprecisato all’attacco partenza per il Daltinden, il Biondo e Vigna si aggregano. Cip e Ciop, (Fabietto e Flauto) fingono non è bene chiaro quale disfunzione (a parte quella erettile che da tempo ormai li caratterizza) e optano per una gita più semplice. Compiono anche un apprezzato tentativo di coinvolgermi, ma decido di rimanere nella pace della casa semivuota sperando in un ripopolamento della fauna selvatica grazie all’allontanamento dei disturbi acustici e cmq godendomi il panorama.
Il gruppo del Lau fa caso a sé, secondo alcune ricostruzioni sbagliano strada, forse addirittura montagna, se non nazione, perdono Giacomo, che viene recuperato solo e impaurito dal gruppo Cip e Ciop, lo rifocilleranno e lo porteranno con sé in una gita effettivamente più breve su un’altra montagna vicina, in pieno sole.
Verso le 12.30 finito di sistemare, colpo di reni e mi decido di andare a fare due passi, visto che il meteo non accenna a peggiorare. Appena sono in strada arrivano i superstiti Cipe CIop con Giacomo e mi propongono di far fuori le ultime braciole rimaste. Io rimango fermissimo sulle mie convinzioni… Dopo 10 minuti stiamo dando fondo alle ultime riserve di vino mentre Fabietto cucina la ciccia, addio sogni di gloria. Ricompare anche Cunisioun ma solo per procacciarsi il cibo, riscomparirà poco dopo.
In realtà anche il gruppone del Falstinden tarda poco a rientrare e, per dissimulare il ratto delle braciole, apriamo tutto ciò che di liffo è rimasto. Ubi maior minor cessat e poi il porco è sempre porco, davanti a cicciolo, pane e vino rosso di cosa puoi lamentarti?
Ovviamente, nella narrazione, la gita di oggi era la più bella, la più lunga, quella con il meteo migliore, con la VAM più alta… non abbocco perché è sempre così, ma fingo di crederci assumendo un atteggiamento che, nella mia idea, è a metà tra un monaco buddista e un vecchio alla casa di riposo.
Il giorno dopo è previsto il rientro verso Tromso, e purtroppo, brutto tempo con rialzo termico, parrebbe proprio cha abbiamo centrato la settimana con la neve migliore dell’anno… che peccato.
UNO DI NOI! Mbart UNO DI NOI! UNO DI NOOOOOOOI! Mbart UNO DI NOOI!
Non potendo programmare una gita e parrendo impossibile starsene con le mani in mano o fare altro, il gruppo tecnico/logistico sfoga le sue energie decidendo di proporre strategie a caso per ogni possibile eventualità, sciistica o meno.
Chiediamo di lasciare le valige qua, no le mettiamo a Lyngseidet, le facciamo esplodere, ah, dobbiamo lasciare la casa alle 12, allora le mettiamo sul balcone, ma piove e il balcone fa campo, allora sotto il balcone, ma Anita non vuole, allora le mettiamo a Lyngseidet, anzi no, le lasciamo in macchina anzi no le diamo al Luvi…
E se nevica, e se c’è il sole, e se dovessero accadere sinistri derivanti dalla scissione dell’atomo o da eventi sociopolitici o da atti vandalici…
E poi come andiamo a Tromso? Traghetto? Strada normale? Pelli?
Inspiegabilmente, nonostante lo sforzo profuso, accade una cosa insolita… non arriviamo ad una decisione.
Anzi per amore di completezza non abbiamo neanche deciso se abbiamo deciso…
Un concetto è chiaro a tutti: non avendo avuto la volontà di andare fino in fondo al furto di birra perpetrato a danno di Lapislazzuli & C. l’unica forma di alcolico che ci rimane, escludendo qualche deodorante o disinfettante, è la grappa. Sulla base della leggenda secondo cui i Russi pasteggiano a Vodka, decidiamo di non essere da meno e che cenare a grappa pare l’unica alternativa possibile.
Qualcuno invero propone l’idea di mantenere sotto sequestro Giacomo per ottenere di diritto le birre sottratte dal rottame (intendo il furgone ma anche “al” rottame, intendendo il Luris), ma dopo un’attenta valutazione siamo tutti concordi che il Lapris non sgancerebbe nulla che abbia un valore per riavere Giacomo, anche in considerazione del fatto che parla quasi quanto il pompiere… L’idea di averli entrambi a cena fa più paura dello Scirocco a Febbio dopo una nevicata e siccome nessuno della comunità scientifica riesce a dimostrare che le due sollecitazioni acustiche possano annullarsi l’un la’altra, si decide di soprassedere. Il rischio sarebbe troppo elevato e probabilmente i danni all’abitazione non assicurabili.
Sessione di foto in spiaggia
Ultimi acquisti a prezzi convenienti, ma che dico convenienti, convenientissimi.
Sessione di foto al tramonto, Flauto cerca di dividere le acque del fiordo ma queste non capiscono il dialetto reggiano
Cena allo YSFHLRH dove i propositi guerrafondai vengono decisamente ridimensionati: mai vista tanta acqua scorrere ad una cena del Crinale… Orrore! Per fortuna che siamo tutti uomini e almeno l’omosessualità viene sacralmente rispettata.
Optiamo per pasta alla carbonara che diventerà ai cazzi vari per dare fondo alle riserve alimentari e si trasformerà poi, nella seconda manche, in una pasta con ragù di salsiccia più roba a caso.
Sera allo YSFRLHCinema a guardare i cartoni animati, distratti da qualche breve comparizione dell’aurora.
Un manipolo di eroi decide di andare a tentare anche di fotografarla, ripromettendosi di non condividere le foto con Matteo prima di averne ribadito la proprietà. Niente da fare. Il bollettino conta alcuni congelamenti, svariate amputazioni alle estremità e qualche piccolo bagliore verde, nei fatti l’uscita si trasforma in una appassionantissima sessione di fotografia notturna, per la gioia dei presenti senza macchina fotografica.

Fine del dei seven

konigsspitze

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Sii fiocco Mullah.

scudiero Cobra, ho letto tutto d'un fiato, at si dvinté il mio autore preferito, trop fort.
Sembra di essere li a vedere le scene; le foto delle aurore boreali sono arrivate anche a me, ora capisco come ha fatto il Lauw a procurarsele ;-)

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