Il crinale...

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 Imprese storiche alla Pietra

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D I S C U S S I O N E
sturno La prima impresa alpinistica di cui si ha notizia alla Pietra risale al 20 settembre 1922 e fu una pietra miliare. Quel giorno Carlo Voltolini, trentino della Val di Sole trasferitosi a Reggio, salì in prima ascensione solitaria la Via degli Svizzeri, classico itinerario che si affaccia sul parcheggio della Pietra, oggi interdetto all'arrampicata. Voltolini arrampicava spesso con uno svizzero, tal Schaffner; da questa circostanza discende probabilmente la denominazione attribuita alla via.

L'impresa solitaria di Voltolini fu decisamente eccezionale, se si considera che superò passaggi di quarto grado senza assicurazione alcuna; oggi diremmo che arrampicò in "free solo", su roccia che ad essere ottimisti avremmo potuto classificare di dubbia solidità. La solitaria non fu programmata, poichè Voltolini giunse alla Pietra con una comitiva della quale faceva parte anche Schaffner, che tuttavia rinunciò all'ascensione ritenendola troppo ardua. Nella parte bassa Voltolini sfruttò un sistema di facili rampe oggi invase dalla vegetazione e non più accessibili. Tuttavia, nella parte alta, superò la via oggi classica, ove sono concentrate le maggiori difficoltà dell'itinerario. In particolare Voltolini superò per primo il passaggio oggi noto come "Francobollo", ovvero una lama non banale di quarto grado. Sul Francobollo si cimenteranno, successivamente, numerose generazioni di alpinisti, con non poche fatiche. Sul Francobollo, in occasione di una visita alla Pietra negli anni sessanta, cadde riportando seri danni nientemeno che il grande Gino Solda', il celebre sestogradista dolomitico degli anni trenta.

In merito all'impresa di Voltolini, così scrisse il Giornale di Reggio il 24 settembre 1922. "Mercoledì scorso, 20 settembre 1922, una comitiva di San Pellegrino è salita alla Pietra di Bismantova. Era della compagnia il sig. Carlo Voltolini di Reggio, il quale tra la meraviglia e la trepidazione dei gitanti e di uno dei religiosi dell'Eremo, è salito sulla Pietra dalla parte dell'alta roccia a picco, vicino e poco oltre la chiesa dell'Eremo senz'altro aiuto che quello delle proprie braccia e delle proprie gambe, con una perizia, una calma ed una precisione veramente sorprendente. Il monaco che da 18 anni dimora all'Eremo, afferma di aver visto molti tentare la stessa salita, ma che nessuno vi era mai riuscito".

Voltolini non diede tanta pubblicità alla sua impresa solitaria tanto che, nel 1927, Giulio Giarolli della Sezione dell'Enza del CAI ripetè pressochè fedelmente la stessa via convinto di farne la prima ascensione. Inoltre, nel 1930, l'accademico modenese del CAI Carlo Bordone, assieme ad Ermanno Masinelli, ripercorse la Via degli Svizzeri convinto anch'egli di effettuarne la prima salita. Bordone lasciò un racconto alquanto colorito sulla Rivista del CAI.

E' interessante notare che, nel 1931, ripetè la Via degli Svizzeri Armando Corradini, assieme a Pietro Moggi e Nino Montanari. Corradini all'epoca aveva appena 16 anni, ed era destinato a diventare uno dei più rilevanti pionieri dell'arrampicata a Bismantova (come scriverò nelle prossime "puntate"). I tre utilizzarono una corda da bucato e chiodi rudimentali e non diedero risalto alla loro salita. Non c'è da stupirsene, considerando la riservatezza e la modestia che Corradini mantenne sempre nel seguito, in merito alle sue notevoli imprese alpinistiche.

La Via degli Svizzeri rimase per anni un banco di prova classicissimo per gli alpinisti reggiani e forestieri. Assieme alla Via Pincelli-Brianti, rimane l'unico itinerario con difficoltà sempre inferiori al quinto grado che supera l'intera parete della Pietra. Ha quindi rappresentato per decenni una tappa obbligata per chi desiderava salire nella scala delle difficoltà.

Pensando alla Via degli Svizzeri è inevitabile e piacevole ricordare la figura di Wilder Zanti. Istruttore di roccia del CAI di Reggio, recentemente scomparso in età avanzata, Wilder Zanti aveva una vera passione per la Via degli Svizzeri, della quale detiene il record di ripetizioni. All'inizio degli anni ottanta l'aveva già salita 137 volte, ma sicuramente il numero delle sue ripetizioni si è ulteriormente accresciuto prima che smettesse di arrampicare. Wilder Zanti è stato per decenni il capocordata di innumerevoli alpinisti sull'itinerario di Voltolini. Ricordo il racconto di una sua salita con Pietro Leoni, successivamente Presidente della sezione reggiana del CAI. In sosta sotto al Francobollo, Leoni attendeva pazientemente che Wilder recuperasse la corda, quando vide il capo al quale avrebbe dovuto esser legato salire lentamente verso l'alto, già qualche metro sopra la sua testa. A quei tempi ci si legava all'imbragatura con il bulino semplice, che tende a sciogliersi spontaneamente, come successivamente si è più volte verificato.

La Via degli Svizzeri è stata salita da Emilio Levati nel tempo di 9 minuti, che costituisce probabilmente il record di velocità.

Bibliografia:
A. Bernard, P. Menozzi, Guida alpinistica della Pietra di Bismantova, Scuola Tipografica Benedettina Parma, 1968.
L. Bettelli, Pionieri dell'arrampicata a Bismantova, CAI Reggio Emilia, 1988.
G. Montermini, Storia alpinistica della Pietra di Bismantova, in Appennino Ligure e Tosco-Emiliano, CAI TCI, 2003.
G. Montipo', La Pietra di Bismantova, Tamari Editori Bologna, 1976.

La Pietra con il tracciato della via seguita da Voltolini, che differisce nella parte bassa dall'itinerario oggi classico della Via degli Svizzeri.

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Al pan d'un de', al vein d'un an, 'na vecia ed desdot an!

Modificato Da - sturno il 17 Mag 2007alle ore 08:47:01

sturno Mi sono deciso ad aprire questo post dopo anni di tentennamenti. La spinta decisiva me l'ha fornita Giampa, con una mail di ieri sera.
Mi piacerebbe raccogliere qui una serie di notizie che altrimenti se ne andrebbero presto dalla mia memoria bacata..... mi piacerebbe anche che coloro che di storia alla Pietra ne sanno sul serio, e molti di loro ci leggono, aggiungessero commenti o dettagli, oppure informazioni personali. Le segnalazioni di errori sono particolarmente gradite. Potete inviarmele anche via MP.
Intanto io vado avanti, piano piano, con le prossime puntate. Sara' tutto facile finche' ci si mantiene lontani nel tempo. Diventera' più difficile mano mano che ci si avvicina a noi. In parte perche' la storia ha bisogno di tempo per essere metabolizzata. E in parte perche' scrivere di chi ci puo' leggere e' sempre molto molto difficile... Va beh, se vi stufo ditemelo!!!

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Al pan d'un de', al vein d'un an, 'na vecia ed desdot an!

Modificato Da - sturno on 16 Mag 2007 23:50:44

Ino Bello, così dopo lo mettiamo anche sul sito come speciale.

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e nella mia ora più buia
loro splenderanno per me
all'infinito...

lauw
citazione:

Mi sono deciso ad aprire questo post dopo anni di tentennamenti.

Non è una brutta idea. Un forum sul web mi sembra lo strumento più democratico per "fermare" alcune cose che se no inevitabilmente andrebbero perse. Varie realtà arrampicatorie (laziali e piemontesi) hanno già usato i forum (FV e PM) per raccontarsi la loro storia arrampicatoria che ha poi suscitato parecchio interesse generale. Tu ne sai tante speriamo però che chiunque possa contribuire lo faccia e non si limiti a far scrivere solo te, nè risulterebbe qualcosa di vivo e accattivante.
Anche a me rimane il dubbio che, dando un taglio serio, sulla storia dei giorni nostri possano scatenarsi le solite insulse polemiche...vedi tu. Buon lavoro intanto.

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Viva il ViceRE!!

y02 mi sembra un ottimo lavoro, bravo sturno!

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quando penso a come, mi hai preso in giro però, non capisco come, sia difficile sbagliare più..

y02 a proposito di via degli svizzeri...
con ruffo ne facemmo la ripetizione nel 2001 o 2002 non ricordo quando in teoria era gia interdetta, mi ricordo che avevo uan paura folle su quella roccia marcia e al famoso francobollo anche io( da primo in quel tiro) rischiai di volare con ua ronchia in mano....cagarella!
aneddoto ben piu di respiro è una ripetizne di un mio parente, Alfredo Spaggiari che negli anni 70 arrampicava con renzo Quagliotto:
erano i primi di aprile e durante la salita si mise a nevicare, il camino finale era verglassato e mio "zio" era in sosta, qualgiotto da primo, la corda non si mosse per piu di mezz'ora finche ad un certo punto in sosta si senti tintinnare un chiodo, era qualgiotto che ne mise giu uno,
si impaurirono tutti perche non avevano mai visto Qualgiotto piantare un chiodo, evidentemente doveva essere proprio un passagio reso difficilissimo.
Alfredo terminò il racconto presentando Quagliotto ( che tra l'latro ha scritto un sacco di topo interessanti) cosi:
lui dove la roccia era troppo liscia per passare, tirava fuori un gesso e sulla placca scriveva: APPIGLIO e si tirava su sulla scritta....bello eh?

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quando penso a come, mi hai preso in giro però, non capisco come, sia difficile sbagliare più..

sturno Brev Cristian, propria acse! Bella storia! Lo spirito e' questo, raccogliere aneddoti, racconti di ripetizioni, anche cose apparentemente di poco significato!
Le vie successive arrivano, arrivano, portate pazienza!

P.S.: arrivare ai tempi recenti sara' lungo e difficile, ma bando alle polemiche! Qui ognuno e' libero di scriverequello che gli pare, questo non e' mica un libro! Io scrivo quello che so e quello che penso, se dimentico qualcosa basta scriverlo!

P.S.: il mio tono e' volutamente serio, solenne e cajano! Ho scritto 2121 c....e sul crinale, Ino mi ha assicurato che ho il diritto di aprire un post sgangherato. Ma ognuno scriva come gli pare, anzi....

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Al pan d'un de', al vein d'un an, 'na vecia ed desdot an!

Brocco Sturno sei il solito mito; attendo con ansia le prossime puntate


Il brocco

Beddo bellissima idea, la cosa mi incuriosisce tantissimo!

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Mol ed picaia

furetto SI ...SI INTERESSANTE

La 1° volta in pietra 1978 c'era poca gente
Pincelli e Corradini mi sentivo grande

furmiga Ottima idea , Sturno , specilmente per me che sono ignorante in storia e aneddoti
sulla pietra ,anche se ogni notizia nuova mi appassiona specialmente sulla Pietra ,
che perfino Dante ha ammirato nel suo andare da Reggio alla Lunigiana 700 anni
fà , nel 1306 , sembra attraverso il passo dell'Ospedalaccio , col famoso verso :
" montasi su Bismantova e 'n cacume "
(Purgatorio , Canto IV , verso 26 )

F u r m i g a

Forza Jabe !!! Vai , vai !!

sturno Dopo la salita degli Svizzeri, l’attività alpinistica alla Pietra conobbe un periodo di calma. Nessun itinerario ulteriore fu aperto per molti anni. In compenso, nel 1940 si assistette alla salita di una serie di vie in rapida successione, alcune anche molto difficili.

Come spesso accade nell’ambito alpinistico, la quiete fu rotta da un episodio che infranse l’inibizione. L’emulazione gioca un ruolo importante in montagna; le gesta altrui permettono di considerare con occhi diversi ciò che fino a poco prima si riteneva impossibile per le proprie capacità. Ad esempio, pochi anni prima, fu una visita di Emilio Comici in Grigna a spronare Cassin, Ratti, Dell’Oro e compagni.

Alla Pietra la “stura” la diede il famoso accademico milanese Nino Oppio, celebre sestogradista che venne a Reggio per motivi di lavoro. Oppio era legato da amicizia con l’avvocato Piero Fornaciari, il quale colse l’occasione per proporgli una visita alla Pietra. Era il 7 aprile 1940. Oppio raggiunse Reggio assieme all’amico alpinista Leopoldo Guidi. Avevano con se l’attrezzatura da scalata. Oppio sbrigò i suoi impegni di lavoro e, in tarda mattinata, si ricongiunse con Fornaciari. Alla comitiva si aggrego Aldo Farioli, reggiano con esperienze alpinistiche. I 4 raggiunsero la Pietra in auto, con l’accordo che Oppio, Guidi e Farioli avrebbero arrampicato, mentre Fornaciari li avrebbe accompagnati alla base e attesi in cima.

Con intuito stupefacente, Nino Oppio scelse di salire lunga la direttrice di una via che diventerà una delle più belle della Pietra. Mi piacerebbe sapere perché Oppio scelse di salire proprio lungo la “sua” fessura. Avrà scartato gli Svizzeri poiché evidentemente desiderava aprire un nuovo itinerario. Ma per giungere alla base della sua via, Oppio è sicuramente passato sotto all’Anfiteatro, un settore della parete allora completamente vergine e oggi solcato da numerose vie più facili della Via Oppio. Per quale motivo Oppio scartò l’Anfiteatro? Certamente è da escludere che egli non si sia reso conto della maggior facilità delle salite là possibili. Io credo che Oppio abbia proseguito oltre perché l’Anfiteatro non gli piacque, per l’aspetto della parete che è strutturata in gradoni intercalati da grandi cenge. Probabilmente volle salire per un itinerario più ardito. Non vedo altre spiegazioni plausibili.

La cordata Oppio-Guidi-Farioli attaccò la parete alle ore 12. Oppio salì con fatica fino ad imbattersi in uno stretto e liscio camino sovrastato da un robusto albero. A questo punto compì un gesto che passerà alla leggenda. Legò il martello ad un capo della corda e lo lanciò oltre l’albero, facendolo ricadere dalla parte opposta. Una volta passata la corda oltre la pianta, si issò sulla fune superando il passaggio. Penso che Oppio, abile sestogradista, fosse in grado di superare il camino in arrampicata libera; ma probabilmente non gli parve ragionevole ignorare quell’opportunità che la natura gli aveva gentilmente concesso. Proseguendo per la stretta fessura, Oppio superò un altro difficile passaggio e raggiunse la cima della Pietra. Recuperò quindi velocemente l’amico Guidi.

E’ bene che io precisi che il passo successivo l’ho desunto da informazioni personali che non posso riportare; l’episodio non è citato da nessuna fonte bibliografica.

Quando venne il suo turno per raggiungere la cima, Farioli non riuscì a superare l’ultimo difficile passaggio della via, a causa della stanchezza accumulata sull’itinerario. Oppio e Guidi provarono allora a sollevarlo di peso tirando la corda, ma senza riuscirvi. La situazione si fece complicata, poiché stava calando l’oscurità. Senza attendere oltre, Oppio richiamò l’attenzione di alcuni contadini che stavano lavorando alla base della Pietra. Questi velocemente raggiunsero la sommità e, tirando tutti assieme la corda, riuscirono finalmente a recuperare Farioli.

Per festeggiare la buona riuscita dell’impresa, sulla Pietra venne acceso un falò. La salita richiese 7 ore di arrampicata. L’impresa di Oppio destò molto scalpore nell’ambiente reggiano, suscitando rapidamente l’effetto di dare la “stura”. Ma questo lo vedremo poi…..

La Via Oppio rimase per molti decenni un banco di prova arduo per gli scalatori, anche in ragione di una chiodatura molto parca. Oggi l’itinerario è addomesticato da numerosi spit, ma rimane intatto il suo grandioso valore storico.

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Al pan d'un de', al vein d'un an, 'na vecia ed desdot an!

Modificato Da - sturno on 20 Mag 2007 22:02:25

sturno
citazione:

informazioni personali che non posso riportare

Questo e' un tocco da maestro! Più cajano di cosi' non si puo'... arh arh

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Al pan d'un de', al vein d'un an, 'na vecia ed desdot an!

Andrea Sturno, il libro sul Bianco di Stefano Ardito che sto leggendo è meno Old School e avvincente dei tuoi racconti.

Dì la verità, nel 1940 tu c'eri!

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Girarsi indietro a guardare e pensare:
"Quella è la mia traccia, dunque esisto".

konigsspitze sturno ma tutte queste cose dentro quella testa che ti porti in giro????nn capisco nn capisco....come può essere??!!!

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Ma si sentono i denti?! no no,continua pure.....

sturno E questo e' nulla!! Vi attendono cose che voi umani....
(ma attenzione: la presa pei fondelli e' sempre in agguato)

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ale Bello, bello!! Ancora, ancora!!!


"L'illusione della sicurezza paralizza gli spiriti vitali. Per questo siamo affascinati dall'avventura come un detenuto dalla libertà."
(Reinhold Messner)

gp BELLISSIMO!!!!
mi ero perso questo post.

citazione:

Bella storia! Lo spirito e' questo, raccogliere aneddoti, racconti di ripetizioni, anche cose apparentemente di poco significato!

Qui ognuno e' libero di scrivere quello che gli pare, questo non e' mica un libro!

beh se questo è lo spirito ne ho una anche io sulla oppio!! spero di non andare troppo OT

Era il '90, l'anno dei mondiali e per me e la mia nuova morosa era anche l'anno della maturità.
Da qualche anno girovagavo per Bismantova e con i miei allora 13kg in meno mi permettevo evoluzioni non da poco sulle pareti di "casa".
Finiti gli esami e fresco dalla delusione dei mondiali (vedi rinomato sguardo "posseduto" di Schillaci) decisi di far provare alla mia ragazza le emozioni dell'arrampicata.
Dopo i primi tiri al pilone giallo vedo che se la cava abbastanza bene e così le propongo di fare una via lunga.
e lei aihmè accetta!!!
Facciamo la Oppio (me la ricordavo abbastanza facile)
Tutto bene fino all'albero, dopo di che l'altezza si fa sentire ed iniziano i primi mugugni.
La paretina successiva si supera con qualche tentennamento, ma il rimanere comunque in vista ci permette di scambiarci consigli e tutto prosegue al meglio, fino alla seconda sosta.
Ora intravedo delle perplessità, ma ormai non si può tornare indietro, ho una sola corda da 50 e la doppia per rientrare non ci stà.
Prevedendo qualche difficoltà e sapendo che dopo non ci si sentirà più, elenco una serie di consigli per affrontare al meglio il successivo camino ed evitare di incastrarsi.
Vedo che però i consigli vanno un pò a vuoto, ma che ci posso fare..... vado.
Faccio la mia salita e preparo la sosta, do i due strattoni di corda concordati quale segnale per darle il via e aspetto.
aspetto......
aspetto......
dopo un po' la corda viene, poi, dopo poche metro, si blocca.
aspetto......
aspetto......
qui non si muove niente.
dopo qualche minuto la corda entra in tensione e sento urla strane salire dal basso(non capisco quanto benevole nei miei confronti).
Inizialmente la prendo come una cosa da poco, quasi da riderci sopra, dopo di che la cosa si fa preoccupante.
aspetto......
aspetto......
qui non si muove niente.
Poveraccia, era appesa con un salame a 70-80 m da terra, incastrata in mezzo ad un camino e non riusciva ad andare ne su ne giu.
Forse è lo stesso punto del "blocco" di Farioli narrato da Sturno?
Non la vedevo, la sentivo a malapena e non riuscivo a darle consigli.
iniziavo a preoccuparmi.
aspetto......
aspetto......
finchè la corda si allenta, recupero un pò di corda, segno che si muove, sale una decina di metri poi il tutto si ripete.
aspetto......
aspetto......

Insomma quell'ultimo tiro della Oppio è stato un calvario.
Finalmete dall'alto vedo spuntare una chioma di riccioli e butto li un malpensato "come va?"
Vi tralascio l'infilata di improperi e maledizioni che hanno seguito la mia domanda, ma che, ormai sollevato dalla tensione di prima ho incassato volentieri.

inutile che vi dica che mia moglie ............................. è un'altra!!!


druido io ricordo un amico di costituzione "robusta" incastrato nel passo stretto dell'ultimo tiro della pincelli, rimase incastrato 15 min buoni senza riuscire ne a scendere ne a salire..da sotto io facevo sicura e vedevo solo delle gambone agirsi e annaspare

- - -
modestamente......sono normodotato!!

sturno Armando Corradini nel 1940 aveva 25 anni. Erano passati ormai diversi anni dal suo esordio alla Pietra, avvenuto nel 1931 con una delle prime ripetizioni della Via degli Svizzeri. Nel frattempo Corradini aveva migliorato la sua preparazione alpinistica, grazie allo stimolo di un parroco di Bocenago che allora risiedeva a Reggio prestando servizio al Duomo. In una delle uscite che fecero in dolomiti, rendendosi protagonisti di viaggi eroici condotti su un camion a cassone scoperto, Corradini aveva pure preso lezioni di arrampicata dalla famosa guida trentina Bruno Detassis, allora abile sestogradista.

Quando venne a sapere della salita di Oppio, grazie ad un articolo pubblicato dal periodico “Il solco fascista”, Corradini fu preso dall’entusiasmo. In occasione di una chiacchierata che feci con lui nel 1998, durante una memorabile serata a casa sua, mi disse: “Decisi di ripetere la via aperta da Oppio”. Il problema era trovare un compagno di scalata. Corradini sparse febbrilmente la voce e, dopo alcuni giorni, amici comuni gli presentarono un giovane di notevoli doti atletiche, il reggiano Olinto Pincelli, classe 1911. Quando si incontrarono, i due non sapevano che sarebbero rimasti amici per quasi sessant’anni. E Corradini non sapeva di trovarsi innanzi a colui che, nei 50 anni successivi, sarebbe diventato un protagonista indiscusso dell’andar per monti nella nostra provincia.

Pincelli a quei tempi faceva il vasaio ed aveva braccia e dita rese fortissime dalla lavorazione della creta. C’era però un problema: non aveva mai arrampicato. Corradini però assicurò la propria disponibilità a condurre in testa la scalata. Solo pochi giorni dopo la salita di Oppio, i due ragazzi salirono alla Pietra in bicicletta, sulle strade ghiaiate di allora. Pernottarono in tenda e il mattino successivo si presentarono alla base della fessura che, dopo aver vissuto per millenni in solitudine, si vide presa di mira da due cordate nel giro di pochi giorni.

Corradini condusse abilmente la salita, superando in arrampicata libera il liscio camino dove Oppio ricorse al lancio di corda. Corradini e Pincelli raggiunsero la sommità della Pietra senza trovare grosse difficoltà e scesero rapidamente a Castelnuovo, ove diedero notizia della loro ripetizione esibendo, quale prova, attrezzi da scalata che Oppio aveva abbandonato in parete.

Tuttavia, la loro sortita a Castelnuovo non raggiunse l’effetto sperato. Dovettero infatti inforcare rapidamente le bici e scappare a gambe levate, inseguiti dai gendarmi. Non è chiaro quale fosse il reato contestato. Pincelli, nei suoi racconti ricchi di coinvolgimento, sostenne che furono sospettati di pazzia e quindi ritenuti pericolosi. O forse fu l’appropriazione del materiale lasciato da Oppio che indispettì la forza pubblica.

Mentre scendevano a valle, forse i due progettarono la loro successiva sortita. A casa, Corradini serbava una cartolina della Pietra sulla quale aveva fantasticato un itinerario. E la ripetizione della Via Oppio li aveva sicuramente “gasati” e resi consapevoli delle loro possibilità.

La prima salita solitaria della Via Oppio fu compiuta da Antonio Bernard nel 1966.

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Modificato Da - sturno on 22 Mag 2007 23:46:10

Frency Ormai queste storie così appasionanti stanno diventando la mia favola della buona notte.
A quando il prossimo capitolo? Penso di aver capito a cosa sarà riferito.

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Assaggia la morte e vivi la vita!!!!

sturno Armando Corradini era persona riservata e modesta. Negli anni che seguirono le sue imprese alla Pietra continuò sempre ad andare in montagna, effettuando in silenzio scalate alpine molto impegnative. Raggiunse pure la vetta del Cervino per la Cresta del Leone assieme alla moglie. A quei tempi il Cervino era una meta di elezione, riservata a pochi. Corradini aveva una predilezione per le vette alpine, che preferiva a quelle appenniniche.

Poiché la bibliografia su questo punto non è chiara, quando lo andai a trovare gli chiesi di confermarmi che aveva guidato lui la cordata durante la prima ripetizione della Via Oppio. Corradini sbottò, rimproverandomi la scarsa significatività della mia domanda. “Non importa chi era davanti. L’abbiamo fatta assieme, basta così”. Io insistetti e lui allora si lasciò andare ad un sorriso: “Ma sì, ero davanti io, se è questo che vuoi sapere. Ma credimi, non significa nulla”.

Così pensava Armando Corradini, che da giovane per passione andava a proiettare film in improvvisate sale cinematografiche dell’alto Appennino. Caricava il pesante proiettore sulla corriera e lui saliva nel pomeriggio in bici, anche fino a Ligonchio. A sera, terminata la proiezione, lasciava l’attrezzatura che veniva caricata sulla corriera verso valle il giorno successivo e lui scendeva in bici, per essere di primo mattino al lavoro. Gli brillavano gli occhi mentre mi raccontava delle sue solitarie discese notturne in bici, si deve essere divertito veramente un mondo.

Olinto Pincelli, il Pincio, divenne un personaggio molto conosciuto. Negli anni sessanta fondò la scuola di roccia del CAI di Reggio, che diresse per anni. Per 50 anni continuò a portare gente in montagna, per rocce e sentieri. Il numero di persone che il Pincio ha iniziato alla montagna è difficilmente quantificabile.

E poi, il Pincio aveva una rara dote: era un abilissimo narratore. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo, magari di sera al Rifugio Battisti, difficilmente dimenticherà quei momenti. Ripetendo le parole di Carlo Possa, si potrebbe dire che il Pincio era un grande affabulatore. Parlava lentamente, con parole cadenzate e accompagnava il racconto con gesti e sguardi più eloquenti della sua voce. E soprattutto sapeva condire la narrazione con dettagli di fantasia che la rendevano carica di ironia. In un periodo nel quale l’alpinismo veniva spesso troppo mitizzato, il Pincio la “buttava in ridere” ed anche in questo fu un precursore. Infatti, i dettagli di fantasia spesso non esaltavano le sue gesta; al contrario, le collocavano in un contesto di spiccata ironia. Un primo esempio, del quale abbiamo già parlato, fu l’accusa di pazzia che secondo lui fu mossa dai castelnovesi, a lui e Corradini, di ritorno dalla Via Oppio.
Un altro esempio spettacolare è quello dei suoi metodi di allenamento per l’arrampicata. Il Pincio, per allenarsi, in quel periodo usava il tornio del vasaio. Abbrancava con le mani la testa del tornio fermo e, serrando la presa, faceva partire il motore, tentando di trattenere il più possibile la macchina. Il motore, che spingeva per qualche secondo a tornio fermo, per dirla con le parole del Pincio, “mugolava per lo sforzo”. Ebbene, in una sua intervista apparsa negli anni novanta su “Il Cusna”, il periodico del CAI di Reggio, si legge all’incirca così: “A quei tempi, per allenarmi, prendevo un toro per la testa e stringevo fino a farlo mugolare”. Ora, è possibile che l’equivoco sia frutto di un refuso di stampa. Però, la scena del Pincio che prende un toro per la testa, stringendo fino a farlo mugolare, è talmente esilarante che mi vien da pensare che l’equivoco sia stato da lui ingenerato a bella posta! Oggi al Pincio è dedicata una strada nella zona sud-est di Reggio.

Corradini e Pincelli, in quegli anni, erano fatti l’uno per l’altro e la loro abilità alpinistica aveva pochi eguali, non solo nella nostra Provincia. L’uno ben preparato e ormai esperto di arrampicata, l’altro atleticamente fortissimo; erano pronti per fare “qualcosa di grosso”. E Corradini aveva da tempo un’idea in testa, che si era studiato per bene sulla sua cartolina….. “Volevo salire sopra la chiesa…..”!

Io darei una cifra per entrare in possesso di quella cartolina…

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

sturno
citazione:

“Volevo salire sopra la chiesa…..”!

Poche balle: a creare "suspense" sono insuperabile!

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

sturno A proposito di Oppio, si narra di una leggenda che sicuramente e' una leggenda (ne ho le prove).
Si dice che Oppio, giunto in cima alla Pietra dopo aver salito la sua via, volse lo sguardo a sud ed intravide il Gendarme della Nuda.
Si spostò quindi la' ed apri' la Via Oppio al Gendarme. Giunto in cima al Gendarme, volse lo sguardo a sud ed intravide la Parete Nord del Pizzo d'Uccello. Si spostò quindi la' ed apri' la Via Oppio al Pizzo.
Giunto in cima al Pizzo d'Uccello, volse lo sguardo a sud e non vide piu' nulla. Allora torno' ad arrampicare sulle alpi!
Dai che e' bella!

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Modificato Da - sturno on 23 Mag 2007 22:56:57

scudiero E' un pò che tengo d'occhio questo post, sembra di ascoltarlo Sturno più che leggerlo, sono d'accordo con Frency.
Anch'io ho un piccolo aneddoto...
nel 1979 credo, nel periodo estivo (ero studente all'ITIS) chiesi a mio padre il permesso per comprarmi la moto ovviamente con un mio contributo economico: avendo l'età sufficiente per lavorare come apprendista mi feci assumere per 2 mesi nella ditta dove lui era magazziniere.
Eravamo in pochi, il fratello del titolare era già avanti con gli anni, sui 75 circa e faceva l'aiutante non rassegnandosi alla pensione; il primo o secondo giorno di lavoro mi ricordo che per poco non buttò giù gli uffici in carton-gesso con un colpo di muletto e tutti corsero a tener sù le pareti, una comica .
Sturno dirà che c'entra ?
Quel tipo era Aldo Farioli.
In breve ci entrai in confidenza e visto che ero il più giovane mi raccontò un sacco di avventure di quando era giovane tra cui ovviamente le avventure in Pietra. Purtroppo all'epoca non avevo ancora iniziato ad arrampicare quindi i ricordi sono molto vaghi. Forse Sturno mi sà dire se è ancora in vita ma penso che sarebbe troppo anziano per parlare di vecchie storie ...

scudiero

sturno Ecco, questo e' interessante! Non so nulla di Farioli, a parte cio' che racconta la bibliografia e l'episodio della Oppio, che sinceramente meriterebbe di esser verificato.
Se nel 1979 aveva piu' o meno 75 anni, oggi sarebbe un po' vecchiotto..... Magari qualcuno sa qualcosa in piu'.

Dal 1998 non so neppure nulla di Armando Corradini, che ho incontrato una sola volta, passando una bellissima serata.

Invece dieci giorni fa sono andato a trovare Bruno Borghi, vecchia gloria del CAI RE. Era abile alpinista e sciatore (ha sciato fino a 83 anni) ed è stato il "padre" della ricostruzione del Rifugio Battisti. E' del 1910, sta per compiere 97 anni. Ha una memoria portentosa, purtroppo non ci vede e non esce piu' di casa.

Storie di vita....

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Modificato Da - sturno on 24 Mag 2007 09:42:39

Andreac
citazione:
Storie di vita....

E' sempre un piacere leggerti, Sturn...vedo che c'è molto sentimento. Godi nel raccogliere le storie, nel raccontartele, nel raccontarle e nello scriverle e noi godiamo tutti in coro. Bravo!
Attendiamo le prossime puntate.

p.s. a proposito di ammore e sentimento, com'è che hai cambiato firma??

sturno Godiamo godiamo....
La me mujera, quando ha letto la mia nuova firma, ha pensato per un po' se e' da intendere come un complimento o cosa.... Beh, direi che il mio obiettivo l'ho raggiunto

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Paolina
citazione:

Dal 1998 non so neppure nulla di Armando Corradini

E' morto pochi anni fa, era il papà di Camilla e Matilde, due bellissime persone, però nessuna delle due ha seguito le gesta del padre

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Lei per scherzo girò la sua gonna e si mise a danzar

sturno Immaginavo.... era del 1915, adesso avrebbe 92 anni. A 83 anni era in grande forma.
A prest,
Sturen

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Andreac
citazione:
E' morto pochi anni fa, era il papà di Camilla e Matilde, due bellissime persone

Non sapevo della morte di A. Corradini, affettuosamente soprannominato Johnny dalle figlie (che sono 3, non ricordo il nome della III°).
Mi dispiace, anni fa (93-94?) ebbi modo di conoscerlo e di scambiare due chiacchiere con lui.
Ero ansioso di sentire i racconti delle sue salite, avevo appena salito la sua via sulla chiesa e non vedevo l'ora di parlare con lui, ma da persona schiva e riservata qual'era, mi lasciò a bocca asciutta nella mia ignoranza in storia dell'alpinismo.

konigsspitze sturno continua ti prego....

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Ma si sentono i denti?! no no,continua pure.....

sturno Omar attento! Potrei avere i tuoi sci....

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Frency Nooooooooo!!!Sta sera niente favola della buona notte?Sturen se poi dormo male e faccio gli incubi so a chi dare la colpa

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Assaggia la morte e vivi la vita!!!!

konigsspitze
citazione:

Omar attento!Potrei avere i tuoi sci....

punto altri lidi ora,ne riparliamo in autunno!

continua con le tue storielle...che am piesen

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Ma si sentono i denti?! no no,continua pure.....

sturno Copio ed incollo un mio articolo apparso su "Il Cusna" nel 2000. Perdonate la pigrizia....

Diedro Pincelli-Corradini: una prima ascensione storica, sessant’anni or sono

Era una giornata di primavera del 1940, alla Pietra di Bismantova. Nel piazzale dell’eremo, due ragazzi scrutavano attentamente la parete che si erge al di sopra della chiesa, cercando di indovinare, fra le pieghe della roccia, la successione dei passaggi di una possibile via di arrampicata. Erano Armando Corradini, classe 1915, di Reggio e Olinto Pincelli, detto dagli amici “il Pincio”, classe 1911 e pure di Reggio. Erano reduci dalla prima ripetizione della via aperta solo pochi giorni prima, alla parete sud della Pietra, dal forte alpinista Nino Oppio, in compagnia di Leopoldo Guidi e del reggiano Aldo Farioli. Dopo la ripetizione della Via Oppio, Corradini e il Pincio erano i più forti arrampicatori reggiani del momento ed erano ormai ben conosciuti a Castelnuovo Monti, dove le loro gesta attiravano la curiosità dei paesani. Pincelli, sebbene più anziano, era alle sue prime esperienze di arrampicata, ma già sulla Oppio aveva dimostrato notevoli doti fisiche. Corradini, invece, grande amante del gruppo dolomitico del Brenta, arrampicava già da qualche tempo. Suo maestro era stato la grande guida trentina Bruno Detassis.
Da tempo Armando Corradini aveva in animo di salire proprio sopra alla chiesa, per quella che sembrava una delle pareti più impervie della Pietra. Dopo la salita della via Oppio, aveva acquistato una cartolina che ritraeva la parete e l’aveva attentamente studiata a tavolino, seguendo l’esempio fruttuosamente messo in pratica due anni prima da Riccardo Cassin, in occasione della sua ascensione dello sperone Walker alle Grandes Jorasses. L’occhio ormai esperto di Armando individuò due possibilità, una proprio al di sopra del tetto del Santuario e l’altra più a sinistra, in corrispondenza di un grande diedro che incide quasi tutta la parete. Dopo un’attenta osservazione gli sguardi dei due ragazzi si concentrarono sul diedro. Sembrava più abbordabile e inoltre, non essendo sulla verticale del santuario, era preferibile perché eventuali sassi smossi non sarebbero caduti in prossimità della chiesa. Il diedro incide la roccia dalla sommità della Pietra, fino a morire circa 30 metri sopra la base della parete, su una placca liscia e friabile; questa, un poco a sinistra, è tagliata da una fessura che alla base si allarga a camino ed è il più logico accesso al diedro. La scalata appariva fattibile. Il punto più arduo sembrava un’impennata del diedro posta a circa due terzi dell’altezza della parete, dove la roccia pareva anche meno appigliata.
Ritornati in città, Armando e il Pincio si accordarono per tentare la salita. L’appuntamento fu fissato per il 10 maggio del 1940. Ormai sessant’anni or sono. Durante i giorni rimanenti il Pincio cercò di allenare la presa delle sue dita. A quei tempi faceva il vasaio e per allenarsi aveva escogitato dei sistemi del tutto personali. Cercava di utilizzare il più possibile le dita per modellare la creta e, talvolta, abbrancava con le mani la testa del tornio e successivamente lo azionava, cercando di impedire la rotazione il più a lungo possibile, mentre il motore della macchina mugolava per lo sforzo.
Allo scadere della data fissata, il Pincio preferì salire a Castelnuovo il pomeriggio precedente, come al solito in bicicletta. Venne ospitato da alcuni amici e alla sera, in compagnia, disse che la mattina dopo aveva appuntamento alla Pietra con Corradini.
Armando arrivò alla Pietra la mattina del 10 maggio, anch’egli pedalando. Al piazzale dell’eremo lo attendeva, attorno al Pincio, una piccola folla. La notizia del loro appuntamento si era velocemente sparsa in paese e qualcuno era accorso alla Pietra per assistere all'arrampicata. Armando non amava molto la pubblicità e avrebbe preferito arrampicare nel silenzio, ma ormai l’ora era suonata per il diedro. I due amici si portarono sotto la parete, alla base della fessura camino. Si legarono ai capi di una corda di canapa lunga 40 metri. Armando calzò scarpe con la suola in gomma, Pincelli un paio di calzature in feltro confezionate da sua madre.
Armando attaccò deciso la fessura camino. Alla base riuscì ad entrarvi con tutto il corpo, ma dopo una decina di metri fu costretto ad uscirne a destra, con un difficile passaggio su roccia malferma. Salendo più facilmente su una placca inclinata e friabile raggiunse la base del diedro, dove decise di recuperare l’amico. Fino a quel punto era salito 25 metri, superando difficoltà di quarto grado superiore e senza piantare chiodi. Il Pincio giunse velocemente alla sosta e, dopo una breve pausa, Armando attaccò il diedro. L’arrampicata si presentò assai ardua, ma Armando salì velocemente. Superò in rapida successione un paio di risalti verticali, su roccia sempre delicata, che tuttavia non gli impedì di arrampicare con perfetta padronanza della situazione. Dopo aver superato 40 metri sul fondo del diedro, appena a destra scorse una piccola cengetta, dalla quale avrebbe potuto recuperare l’amico. Era quasi alla fine della corda e, inoltre, i passi successivi si presentavano un poco più problematici. Il diedro, fino a quel punto, aveva opposto difficoltà continue di quinto grado. In quei 40 metri Armando piantò solo un chiodo. Il Pincio raggiunse Armando rapidamente; i due amici studiarono il da farsi. Il fondo del diedro, in quel punto, si presentava invaso dalla vegetazione. Armando decise di provare spostandosi un poco a destra. Con molta cautela, a causa della friabilità della roccia, salì qualche metro, poi compì una traversata ascendente, portandosi sotto ad un delicato risalto verticale, che velocemente superò. Traversò poi a sinistra raggiungendo nuovamente il fondo del diedro, in mezzo ad un gruppo di alberi. Si trovava ora alla base dell’impennata del diedro che già dal basso appariva come il tratto chiave della salita. L’aspetto dei passaggi che lo aspettavano non era dei più rassicuranti e decise quindi di recuperare il Pincio. Piantò due chiodi e fece sosta. Aveva superato dodici metri di roccia con difficoltà di quarto grado. Il Pinciò risalì velocemente seguendo la corda e, in sosta, notò lo sguardo incerto del compare. “Dai Armando – lo incoraggiò in dialetto – facciamo fermare la musica!”; si riferiva alla evidente suspance che i metri successivi della loro arrampicata avrebbero suscitato negli spettatori, suspance che in ogni spettacolo che si rispetti viene sottolineata dall’arresto della musica di sottofondo.
Corradini si concentrò e partì, le braccia incastrate nella fessura e i piedi in delicata spaccata sulle facce del diedro. L’arrampicata era ardua e Armando sentiva la presa delle mani incerta. Fino a quel punto aveva condotto la cordata e ora la stanchezza cominciava a manifestarsi. Osservò bene i metri successivi. Era un passaggio atletico, di quelli che il Pincio, con le sue braccia robuste, avrebbe sicuramente affrontato con disinvoltura. Ridiscese e si rivolse all’amico, “Ascolta Pincio, sei meno stanco di me, prova tu, se mi sali sulle spalle dovresti riuscire a superare questo passaggio”.
Il Pincio accettò di buon grado e, per la prima volta, si accinse ad assumere i panni del capocordata. Delicatamente, salì sulle spalle di Armando; allungandosi sulle punte dei piedi, riuscì a battere un chiodo in una fessurina sulla faccia destra del diedro. Passò la corda nel moschettone e, anziché proseguire in spaccata, abbrancò la fessura di fondo del diedro e si alzò rapidamente in dulfer, suscitando lo stupore di Armando. “Pincio, sembri una donnola!”. Le difficoltà, però, continuavano ad essere estreme. Il Pincio giunse sotto ad un piccolo tetto; attaccato ad una mano, riuscì con l’altra a battere velocemente un chiodo, quindi afferrò decisamente il tetto e guadagnò la prosecuzione del diedro. L’arrampicata sembrava ora meno difficile. Incastrandosi, il Pincio salì fino ad un alberello, dove traversò a destra su ottimi appigli raggiungendo una placca inclinata, in prossimità di una grossa pianta. Lo strapiombo era superato! Ormai il diedro era nelle loro tasche. Il Pinciò recuperò Armando che, giungendo in sosta, promosse a pieni voti la prestazione del compare; “D’ora in poi condurrai sempre tu la nostra cordata!”. Il diedro appena superato presenta difficoltà valutate oggi di quinto superiore con un passaggio, all’altezza del tettino, di sesto inferiore. A quel tempo, avevano sfiorato le massime difficoltà mai raggiunte in arrampicata libera, da campioni quali Cassin, Comici, Carlesso, Tissi, Gervasutti e Steger, per citarne solo alcuni. Certo, questi fuoriclasse conducevano le loro imprese in teatri quali le dolomiti e le alpi occidentali, non nell’ambiente sicuramente più amichevole della Pietra. Ma anche la loro preparazione ed esperienza erano ben diverse, tipiche di professionisti o quasi della montagna. Tuttavia, il Pincio e Corradini erano anche campioni di modestia e non si resero conto del valore della loro prestazione e delle loro potenziali possibilità. Gli ultimi 30 metri di parete furono superati dal Pincio di slancio, trascurando la facile parte finale del diedro, che oggi è l’uscita comune della via, ed uscendo invece per il diedro strapiombante posto più a sinistra, noto oggi come Variante Levati; tale alternativa presenta difficoltà di quinto superiore, superate dal Pincio senza piantare chiodi. Alla sommità della Pietra sono ancora oggi visibili i chiodi su cui il Pincio ha fatto l’ultima sosta. L’uscita classica venne invece aperta dal Pincio durante la sua prima ripetizione della via.
La prima ascensione del Diedro Pincelli-Corradini fu compiuta in circa quattro ore, usando 5 chiodi.
I due amici ridiscesero accolti dai festeggiamenti degli spettatori e dei frati. Tuttavia, un’anziana signora si avvicinò ai due ragazzi rimproverandoli sonoramente in dialetto, “Ma non avete una madre voi altri?”. La scalata venne festeggiata con un lauto pranzo in compagnia, come le imprese che si rispettano.
***
Sono ormai passati sessant’anni. Oggi il diedro Pincelli-Corradini e percorso raramente. La sua posizione lo rende potenzialmente pericoloso per la possibile caduta di sassi. Inoltre, le arrampicate classiche come la Pincelli-Corradini, che sebbene addomesticata da un buon numero di punti di protezione rimane sempre un poco delicata, non usano ormai più fra i giovanissimi. Resta, tracciata sulla roccia, una grande impresa, una delle migliori dell’alpinismo di casa nostra, riconosciuta anche da Alessandro Gogna, che ha incluso la Pincelli-Corradini fra i suoi “Cento nuovi mattini” (Zanichelli Editore, 1980).
Il Pincio, pochi giorni dopo, aprì alla Pietra la classicissima via Pincelli-Brianti, salendo da capocordata e percorrendo in prima ascensione la difficile Variante Mediana. La sua intensa attività alpinistica, dal 1940 in poi, lo colloca fra i migliori alpinisti reggiani di sempre; notevole fu la sua attività di proselitismo, che lo portò a dedicare enormi energie all’insegnamento dell’alpinismo, tanto che oggi tanti alpinisti, direttamente o per interposte persone, possono considerarsi suoi allievi.
L’attività di Armando Corradini è invece meno nota e per questa ragione desidero scrivere qualche riga su di lui. Sono andato a trovarlo e anche da lui ho udito la storia della Pincelli-Corradini. Ho così potuto integrare il resoconto che a suo tempo mi aveva fornito il Pincio e le notizie che ho potuto desumere da un articolo di Luigi Bettelli e da vari amici, fra i quali Emilio Levati, Giampaolo Montermini ed Enrico Sciaboni, che spesso avevano udito dal Pincio il racconto della prima salita. Non saprei definire se in Armando Corradini sia più forte la modestia o la passione per la montagna. Quando gli ho fatto notare che la seconda lunghezza di corda della loro via, con solo un chiodo, è stata un’impresa mi ha risposto quasi seccato, “Non è vero, è facile, ho messo quel chiodo per sicurezza ma si può salire senza!”. Invece a me pare che quella filata di corda, salita in prima ascensione con gli scarponi, praticamente senza assicurazione e su roccia friabile, sia stata una delle più grandi imprese del nostro alpinismo, assieme alla altrettanto superba prestazione del Pincio sulla lunghezza successiva. Per rendere l’idea della qualità della roccia della Pietra a quei tempi niente è più calzante delle parole di Corradini, “la roccia migliore era al Gendarme della Nuda”. Eppure coloro che hanno arrampicato là sanno quanto la roccia del Gendarme sia malferma!
Ho passato con Armando Corradini una bellissima serata, parlando di montagna; mi ha descritto tante scalate ed escursioni, inclusa la salita della Cresta del Leone al Cervino nel 1959, in compagnia della moglie. Mi ha raccontato delle lezioni di arrampicata impartitegli da Bruno Detassis sulle paretine sotto al Rifugio Pedrotti, di diversi incontri sfiorati con Re Alberto dei Belgi, di tante pedalate in bicicletta sulle strade dell’appennino. Negli anni '30 e ’40, infatti, per diletto faceva l’operatore cinematografico e proiettava film nei paesi della montagna. Caricava la macchina per la proiezione sulla corriera al pomeriggio e saliva poi in bici, ritornando a tarda notte, una volta terminata la proiezione, per essere il giorno dopo al lavoro. E il racconto delle sue pedalate notturne al chiaro di luna, scendendo da Civago o Ligonchio, il racconto di ogni escursione, o panorama delle dolomiti, è risultato altrettanto interessante della prima salita del Diedro Pincelli-Corradini. Infine mi ha parlato della sua amicizia con il Pincio, perdurata per un'intera vita. Oggi Armando Corradini va ancora a fare brevi escursioni in montagna; i suoi occhi si accendono quando parla del Brenta e in particolare del Rifugio Agostini in Val D’Ambiez.
Desidero ringraziare il Pincio ed Armando per la loro disponibilità a soddisfare le mie curiosità. Voglio infine chiedere scusa ad Armando Corradini, per non aver rispettato il suo desiderio di essere citato il meno possibile in questo articolo.


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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

sturno Ci metto anche questo articolo pubblicato a suo tempo nello stesso numero de "Il Cusna", ma nel frattempo il mistero si e' risolto. Nella prima guida della Pietra, scritta da Pietro Menozzi nel 1968, lo stesso Menozzi menziona che la sua fu la prima ripetizione "non Pincelli" della Pincelli-Corradini. Menozzi precisa che la prima ripetizione fu effettivamente dello stesso Pincio, nello stesso anno 1940, in cordata con Walter Brianti.
Altri dettagli sulla Pincelli-Corradini seguiranno poi....

Chi ha fatto la prima ripetizione?

E' ormai assodato che, durante la prima ascensione della Pincelli Corradini, il Pincio non uscì dall'ultima filata di corda classica della via, ma bensì da quella che oggi viene comunemente indicata come "Variante Levati", che presenta difficoltà di quinto superiore. Il Pincio dichiarò che tale uscita gli sembrò più diretta e che quindi non vide ragioni valide per non percorrerla, tantopiù che il diedro iniziale è ben appigliato. Il Pincio tuttavia non diede pubblicità a questo particolare così che, molti anni dopo, Emilio Levati credette di fare una prima ascensione quando si accinse a percorrere la "sua" variante. Dopo aver piantato un chiodo a testimonianza del suo passaggio, ancora oggi visibile dopo il passaggio chiave, Levati trovò però sulla sommità della Pietra i chiodi di sosta utilizzati dal Pincio all'uscita, ancora oggi visibili. Emerse così la verità e apparve chiaro che l'uscita comune della Pincelli Corradini venne aperta durante la prima ripetizione. Ma da chi? Il Pincio raccontava di aver ripercorso la via due volte dopo la prima ascensione, negli anni immediatamente successivi e comunque in epoca precedente al 1960. Tutto lascia quindi credere che la prima ripetizione sia stata opera sua; tuttavia, alcune fonti la attribuiscono alla cordata Bernard-Menozzi nel 1965. Forse non sarebbe difficile risalire alla versione reale dei fatti, ma tutto sommato questo dubbio ha un suo fascino, che contribuisce ad alimentare la leggenda di un alpinista e di una sua via, ed è bello pensare che la verità rimanga per sempre racchiusa fra le pieghe di roccia del diedro Pincelli-Corradini.


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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Modificato Da - sturno on 25 Mag 2007 15:04:37

sturno Il Pincio, quando raccontava della prima ascensione della Corradini (la Pincelli-Corradini viene abbreviata in "Corradini" dai locals, per distinguerla dalla Pincelli-Brianti della quale fra poco parlero'), riportava un dettaglio gustoso, che pero' Corradini non mi ha confermato.
Narrava il Pincio che quando sali' sulle spalle di Corradini, alla base del diedro verticale, non riuscì in prima istanza a raggiungere un piccolo appiglio che gli avrebbe permesso di alzarsi. Allora, in dialetto, spronò Corradini dicendo: "Curadein, còciaaaaa!!!" (Traduzione italiana per i non reggiani: "Corradini, spingiiii!!!; traduzione in dialetto parmigiano: "Curadein, sburlaaaaa!!!"). Narrava il Pincio che allora Corradini si protese in alto sulla punta dei piedi, guadagnando i pochi centimetri che servivano per proseguire. Forse e' una leggenda, ma ci sta bene in quel frangente!

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Modificato Da - sturno on 25 Mag 2007 15:14:48

sturno Il Mitico Pincio!

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

scudiero Sturno,
mi sono informato, Aldo Farioli non c'è più da sette anni, si potrebbe cercare di rintracciare suo figlio Gianni ma non sò se abbia conservato materiale utile a ricordare quel periodo... se lo trovo ti faccio sapere.

sturno Dai Scudiero! Se tu trovassi una foto..... ti porto a fare qualunque via!
Sono un attimo in riposo con la storia ma arrivo....

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

Brocco Bè? Chiusura estiva?

Il brocco

Frency
citazione:

Bè? Chiusura estiva?

Forse è troppo impegnato ad imparare il tedesco...

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Assaggia la morte e vivi la vita!!!!

sturno Arrivo arrivo, abbiate pazienza.....

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S'an fòsa mia spuse segh, a sres perdutameint inamure ed me muiera!

gabri Ragazzi, son passati più di 80 dalla prima impresa sulla Pietra, credo che possiamo attendere qualche settimana per il continuo del racconto! no?

Grazie di tutto Sturno

Ciao a tutti

sturno Aldo Farioli (a destra) con Luigino Carrel (cortesia di Furmiga).
Arrivo eh con le imprese.... sono floppo...

***
Il Vino non dura per sempre.
Evolve, matura, invecchia e poi perde sapore.
Non tenere la bottiglia migliore per l'occasione migliore, potrebbe tardare troppo.
Stappala quando sei felice, fra buoni amici, dopo una faticata in montagna....

gabri E' sempre affascinante rileggere questa discussione.

E chissa' che non usciranno altri capitoli...

Grazie Sturno!

Modificato Da - gabri on 29 Set 2009 11:40:48

morefire Un paio di settimane fa, mentre un caldo melnetto scioglieva quasi tutta la neve sul Crinale, una cordata di Lambruscari non si perdeva d'animo e si crogiuolava sulle rocce di Bismantova alla ricerca di itinerari avventurosi prossimi all'archeologia alpinistica.

Il racconto, le foto e la relazione della Via degli Svizzeri:
http://www.alpinistidellambrusco.org/2011/01/esplorando-bismantova-la-via-degli.html

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alpinistidellambrusco.org

sturno Immagino tu non sappia perche' la via è in disuso....
E' chiusa per pericolo caduta sassi sul popolo arrampicante ed alcune ripetizioni in passato sono terminate con delle minacce di denuncia. Io la vorrei ripetere ma non mi va, vista la situazione. Purtroppo la chiusura persiste, ed è perentoria, nonostante alcuni tentativi di recupero della via.
Non mi dilungo, ma la storia e' lunghissima. Non vi consiglio di rifarla e sconsiglio di incoraggiarne la ripetizione, potrebbero essere guai....

Ciao,
Sturen

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

sturno Se mai mi venisse lo spricco di continuare la storia arriverei di sicuro a Wilder Zanti ed alla "sua" via degli Svizzeri, che ha ripetuto da capocordata un numero record di volte. Mi pare avesse superato le 150 ripetizioni (ho delle note da qualche parte). Wilder se ne e' andato qualche anno fa. Un personaggio di altri tempi e molto significativo. Prima o poi ne raccontero' qualcosa.

Mi risulta anche una ripetizione in 9 minuti da parte di Emilio Levati, un altro personaggio di notevole spessore. Ma ai tempi moderni chissa mai se e quando ci arrivero'.

Ciao,
S

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

semmon81 Sturno anch'io sapevo che era stata chiusa da un'ordianza, ma durante la settimana so che si poteva fare, il divieto è nel Weekend.
Io l'ho ripetuta lo scorso anno durante la settimana, la via originale, con la partenza a destra dalle gare vecchie, è veramente molto marcia la parte iniziale, dopo migliora, però per me resta una gran via, da molto brivido e le rinviate sono alpinistiche e da dolomiti, molto distanti.
Confermo il record di Emilio Levati, una volta me l'ha raccontato, mi ha anche detto che ha fatto diverse volte la via Oppio in discesa per allenamento e la Pincelli - Corradini in slego. Da non credere, ma conoscendo l'Emilio forse è vero.
Ciaooooooo

fuoco alpino!!!

sturno Purtroppo è chiusa sempre con ordinanza del Sindaco di Castelnuovo (se non i sfugge qualche variazione recente ma direi di no). La Pincelli-Corradini è invece chiusa solo nei week-ends.
Ciao!
S

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

Modificato Da - sturno on 29 Gen 2011 15:26:17

semmon81 Ah ok grazie dell'info.
Ciaooooo

fuoco alpino!!!

smaccio E la Pincelli Brianti è ancora aperta?

Sono talmente avanti che se mi volto, vedo il futuro...

semmon81 Si con anche tutte le sue varianti.
Io la ripeto diverse volte all'anno, per me è una gran via e non mi stanco mai di rifarla.
La variante alta diretta è troppo bella!!!
Ciaooooo

fuoco alpino!!!

morefire Un'altra via storica si è aggiunta al carnet degli Alpinisti del Lambrusco, che continuano la fruttuosa attività di archeologia alpinistica a Bismantova!
Quest'oggi il libro di storia dell'apinismo nostrano si è aperto alla pagina della via Montipò-Olmi, un itinerario quasi abbandonato lungo la parete Est.
http://www.alpinistidellambrusco.org/2011/02/via-montipo-olmi.html

La via si va ad aggiungere ad altri bellissimi ma a torto dimenticati itinerari che da qualche tempo ci appassionano. Un'occasione per riscoprirli e divulgarli!
Nella sezione roccia trovate qualche altro reperto archeologico, come la Pincelli-Corradini, la Zuffa-Stagni, il Camino del Diavolo, lo Spigolo di Fontana Cornia...
http://www.alpinistidellambrusco.org/p/roccia.html

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gp bravi lambruschi veramente belle le vostre avventure, aspettiamo comunque sempre qualche chicca storica di sturno

gabri Sturno, se ne avrai voglia ti saremmo molto gradi se ci infondessi ancora un po della tua somma conoscienza della storia alpinistica della Pietra...

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7 days without climbing makes one weak

sturno Grazie Gabri, dammi tempo..... sigh!

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

morefire Convinti di trovarla in uno stato di abbandono ed incuria pluridecennale, siamo andati all'esplorazione della parete Ovest. obiettivo il "diedro ovest", uno dei tanti itinerari firmati da Montipò.
A sorpresa troviamo la via sistemata da poco, roccia ripulita e discretamente solida (ottima nel secondo tiro), spittata (fin troppo generosamente nella parte alta) e dotata di corda fissa per tutto l'itinerario (!?!?)
Bella via, anche se corta, in ambiente di certo non frequentato.

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gp Bello!!! e molto interessante, hai qualche foto, immagine, relazione in più?

morefire si, ho tutto. appena possibile lo posto...
la relazione è sulla guida di Montipò, un paio di righe.

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morefire "Diedro Ovest"
attacco: contornare la parete ovest fino a raggiungere la base del diedro, ben evidente per il grande tetto che lo chiude in alto e per la corda fissa che percorre tutta la via.
Sotto il soffitto la prima sosta, 30 m. Aggirare il tetto a sx e salire per più facili rocce fino in cima, 30 m. Diverse possibilità di sosta su alberi.
Primo tiro con qualche spit e vecchi chiodi, diff max V, decisamente miglio integrare; secondo tiro molti più spit, V- sotto il tetto poi III. Roccia inaspettatamente meglio di altre vie in Pietra, migliora salendo.

vista d'insieme dalla cima del Sassolungo

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Modificato Da - morefire on 18 Set 2011 18:33:32

morefire più di recente, un'altra realizzazione per gli Alpinisti del Lambrusco, questa volta un po' più comune ma ugualmente soddisfacente!

come al solito racconto e foto su http://www.alpinistidellambrusco.org/2011/09/diedro-nino-marchi.html

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morefire salita domenica un'altra bellissima via all'insegna dell'Avventura a Bismantova: la Zuffa-Lenzi!
Sono online foto e relazione:
http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/01/bismantova-via-zuffa-lenzi.html

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semmon81 Sempre bellissime salite!!!
Complimenti!!!!!
Ciaoooo

fuoco alpino!!!

morefire Altra avventura sulla roccia della Pietra su storici itinerari: http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/04/la-via-donato-zeni-aperta-dal-trio.html

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gabri
citazione:

Altra avventura sulla roccia della Pietra su storici itinerari: http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/04/la-via-donato-zeni-aperta-dal-trio.html

Sempre un piacere leggere delle vostre imprese sul blog!

Peccato non aver mai trovato una compagnia adatta per far cose simili...

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7 days without climbing makes one weak

morefire Archeologia alpinistica in Pietra: http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/04/sempre-bismantova-sulle-tracce-di.html

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semmon81 Grandi ragazzi del Lambrusco!!!!
Che bella salita!!!!!!
Complimenti!!!!
Ciaoooo

fuoco alpino!!!

morefire Avventura!!
http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/05/bismantova-via-del-gab.html

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sturno Ragazzi complimenti!!! L'avete fatta grossa! Bravissimi! Questa non l'ho mai fatta. Ma una curiosita': nessuno ha brontolato? E' ancora vietata al sabato?
Complimentissimi!

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

sturno Ah no, ho visto ora che il sabato e' il giorno della messa in linea del report, immagino l'abbiate fatta durante la settimana....
Ciao,
S

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

morefire La via, come le altre lì sopra l'eremo, è vietata nei finesettimana e nei festivi.
Noi l'abbiamo salita giovedì, con 4 macchine nel parcheggio (di cui una la nostra e forse un'altra di Montipò), di certo non affollato. Pericolosissima se c'è qualcuno sotto, ma si può comunque urlare di scansarsi. Difficilmente i sassi possono arrivare in zone di passaggio.
Ad osservarci c'era prima il monaco barbuto, poi Gino che ci incoraggiava!

Sicuramente una via storica e avventurosa. Sicuramente non tra le più consigliabili.
Ma per noi amanti del genere era imperdibile!
sarebbe bello provare l'attacco originale, ma forse meglio lasciarla così, tutta in libera..

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sturno Vi capisco e vi incoraggio. Lo spirito lo condivido (o meglio, lo condividevo prima che il Lauw mi traviasse). Ciononostante, il GAB l'avevo scartato dopo aver raccolto l'opinione di sommi saggi che l'avevano ripetuta e me l'avevano sconsigliata parlandomi di rischio inaccettabile. Sono stati evitati per un soffio spiattellamenti sul piazzale dell'intera cordata che sarebbe bello riportare, ma purtroppo non sono autorizzato a farlo (chissa', forse un giorno....).
Vi invidio, perche' non la faro mai, nemmeno da secondo. Credo che negli ultimi tot anni (dove tot penso sia maggiore di 20) non l'abbia fatta nessuno.....

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

ruffo Io il GAB l'avevo fatta con Jurello qualche anno fa.... Rischio inaccettabile ????

gabri
citazione:
il monaco barbuto

Don Edo ;-)

Complimenti ragazzi, splendida impresa!

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7 days without climbing makes one weak

sturno
citazione:

Io il GAB l'avevo fatta con Jurello qualche anno fa.... Rischio inaccettabile ????

Vedi che perdo colpi? La tua ripetizione mi era sfuggita!
Il rischio inaccettabile me lo avevano riferito, io non ho mai provato. Mi avevano detto che la condizione della roccia era deprecabile e che quindi era da evitare, sia per se stessi che per chi sta giu' nel piazzale. Ma la definizione di rischio che vale per una ciofeca come me non vale per un superasso come te!

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

morefire il cugino di un mio amico ha visto qualcuno su per di lì un paio di anni fa, forse proprio ruffo&co.
"rischio inaccettebile" sembra eccessivo anche a me...

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semmon81 Grandi ragazzi!!!
Come al solito altra grande salita da parte degli alpinisti del "LAMBRUSCO"!!!
Bravi!!!
Sabato ero in Pietra, dopo 15 anni di frequentazione non ho masi visto così tanta gente alla Pietra era peggio di Rimini!!!
Non c'era un tiro libero!!!!
Sulle vie classiche c'era la fila!!!
Ciaooooo


fuoco alpino!!!

semmon81 Morefire so che il Diedro ovest che avete salito voi, il CAI di Castelnuovo lo sta richiodando.
Io ho visto una corda sulla via e mi hanno confermato che la stanno sistemando.
Ciaoooo

fuoco alpino!!!

morefire Ciao semmon, grazie dell'info. sapere che il diedro ovest è in corso di sistemazione spiega molte cose, dalla spittatura illogica (non ultimata), alla corda fissa, alla roccia pulita.
lì in zona, poco più a sx del diedro ovest, c'è anche qualche pezzo di corda attaccata ad una parete gialla, ma non corrisponde a nessuna via relazionata.

W le infrasettimanali!

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morefire altra bella salita in pietra!

http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/05/bismantova-via-del-diedro.html

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sturno Ragazzi siete dei miti! Mi dispiace che ero su giovedi' e avremmo potuto vederci.
Siete su anche giovedi' prossimo? Mi farebbe moltissimo piacere conoscervi!
Ribadisco: dei miti!
Ciao, a prest.
Sturno

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

morefire Ciao Sturno!
in realtà questa salita è di due giovedì fa.
eravamo su anche giovedì scorso (ma sono rimasto indietro con i report!), alla parete est - non vi dico altro per il momento. peccato non esserci visti.

tempo permettendo saremo su anche questo giovedì mattina, come al solito circa dalle 8 alle 15. ho una punto blu.


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semmon81 Complimenti!!!
Bellissima via!!!!!!!!!!!
Ciaoooooo

fuoco alpino!!!

morefire Qualche giovedì fa (stiamo recuperando gli arretrati) un'altra bella classicissima.

http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/05/bismantova-via-zuffa-70.html

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gabri Continuate così!

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morefire riporto un commento apparso nel nostro blog riguardo la bellissima via Pincelli Corradini (http://www.alpinistidellambrusco.org/2010/10/via-pincelli-corradini_12.html)


"Ciao, son Bibi Maganzi e amo molto il Lambrusco.
Oltre 30 anni or sono, nei primi anni 80, fui in assoluto la prima donna a percorrere e poi tirare da "prima" la Pincelli Corradini. Si, il primato è il mio, fu una scena molto buffa, per questo voglio raccontarla a chi ama Bismantova.
In quegli anni il "Re della Pietra" era il grande Emilio Levati il quale, oltre che bravo, era anche bellissimo e faceva emozionare tutte le ragazze. Io allora ero la fidanzata di Maurizio detto il Gatto, e da seconda avevo già percorso la Corradini, che allora era considerata ancora una via per i "buoni".
Una domenica di primavera Maurizio, che era il mio maestro, mi dice: te la senti di fare i primi due tiri della Corradini? Allora vai! Così cominciai la salita poi, visto che andavo bene, mi lasciò proseguire.
Intanto nel piazzale sottostante si era formato un capannello di tifosi, infatti non si era mai vista una donna da prima sulla "Corradini". Intanto arrivava anche il bell'Emilio, seguito da uno stuolo di ragazzine fans. Incuriosito dalla scena della Bibi sulla Corradini lui, che spesso arrampicava slegato, con ai piedi solo scarpe le Clark, iniziò, slegato appunto, a salire la via per osservare il fenomeno Bibi da vicino. Superò il mio secondo si posizionò proprio dietro di me, sotto il passagio chiave. Allora anch'io, che sono stata sempre di sangue freddo, mi emozionai molto, dimenticando di passare il rimando nel passaggio duro. Emilio se ne era accorto ma saggiamente taque.
Uscii trionfante in vetta, e fu allora che Emilio mi informò della dimenticanza. Presi atto, ma ormai ero troppo felice.
Tutto vero!"


Un saluto a Bibi, grazie del racconto!

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sturno Pero'....!! Bellissimo, grazie lambruschi!

E' verissimo che Levati arrampicava spesso slegato con le clark (anche in discesa) ma giurerei (ma ahime', la memoria ormai potrebbe tradirmi....) di aver sentito da lui che sulla Corradini si assicuro' sempre sul tiro chiave, dove la qualità dubbia della roccia lo intimoriva.
Levati era fortissimo (e lo e' ancora...) ma aveva anche (ed ha ancora) l'accortezza di usare molta prudenza...., il che aiuta ad arrampicare molto a lungo come lui ha brillantemente fatto.

A questo sarebbe interessante sapere qualcosa di piu', la mia memoria potrebbe cannare in pieno... o forse Bibi voleva dire che Emilio e' salito fino al passaggio chiave e poi e' ridisceso o si e' legato alla sua corda?

Grazie!, a prest.
Sturen

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

Modificato Da - sturno on 28 Mag 2012 16:01:34

Paolina Lasciamo stare Levati. Non commento sennò gli dei mi strafulminano. Però saluto Sturno! Ciao Sturen.

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sturno Paolinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!! Un bacio! E spero di vederti su!

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

scudiero Ciao Paolina, e ciao Sturno, prima le donne !
Speravo che dopo l'incontro di ieri sul Cusna e le 444 chiacchiere che ci siamo scambiati, la Paolina si sarebbe rifatta viva ...
Troppe coincidenze, deve succedere qualcosa (di positivo), forse le chiacchiere fatte ieri sono arrivate alle orecchie di qualcuno... Lauw ? ...

lauw
citazione:

Troppe coincidenze, deve succedere qualcosa (di positivo), forse le chiacchiere fatte ieri sono arrivate alle orecchie di qualcuno... Lauw ? ...

Se deve succedere qualcosa di positivo allora la cosa da anni non mi riguarda!
Cmq ciao a tutti.
E pregherei Sturen di ripartire coi racconti sulle imprese storiche che le ripetizioni del giorno d'oggi son belle se son fatte da ragazzi come i lambruschi ma hanno infinitamente meno sapore di quel che succedeva 50-60 anni fa.....


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Continua a sognare
Gigante addormentato

semmon81 Ragazzi Emilio è stato il mio maestro!!!
Io lo conosco molto bene tutti i suoi aneddoti a me li ha raccontati, soltanto essendo una persona molto umile lui non va in giro a raccontarli a tutti.
Vi posso solo dire che è una grandissima persona e un grande alpinista.
Ha salito e sceso diverse volte la via Oppio in pietra da slegato, e una volta l'ho visto di persona, quindi non sono dicerie.
Poi ha fatto una grandissima cosa alle Tre Cime di Lavaredo che nessuno forse sa, ma io ero con lui e so che cosa ha fatto.
Ma non posso dirlo!!!Dico solo Cima grande da nord!!!
A me ha insegnato tante cose sia nella vita che nell'andare in montagna e posso solo ringraziarlo per questo.
Ciaoooooooooo

fuoco alpino!!!

morefire Nuova insolita via salita in pietra! Via Cocaine alla parete Est!
http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/10/bismantova-via-cocaine.html

Online anche le foto del Diedro Ovest!
http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/10/bismantova-diedro-ovest.html

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gabri Sempre grandissimi ragazzi!

citazione:

Online anche le foto del Diedro Ovest!
http://www.alpinistidellambrusco.org/2012/10/bismantova-diedro-ovest.html

Ma chi è la bionda nelle foto?
A lei tutti i miei complimenti, sia per la passione in arrampicata, sia per LEI STESSA!

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lambrusconick Ah ah ah!!!
Morefire metti pure i link del nostro sito con le tue foto della Pietra del cavolo, che alla fine la cosa che salta più all'occhio è giustamente LA GNOCCA!!! Bisogna darle più spazio nelle prossime uscite!!!
E W la bagianaaaaa!!!!

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morefire haha lo sapevo che la bionda avrebbe fatto colpo!

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morefire spulciando tra i commenti sul nostro sito, ho trovato queste chicche che fanno proprio al caso di questo topic

Mario Vigo ci scrive, a proposito della via Zuffa Stagni:
"Nel dicembre 1970, in una mattina di folle esaltazione, ne feci la prima ripetizione e prima solitaria. Devo confessare che non me la ricordo più bene ma solo che nel punto più difficile mi ero quasi pentito! Ma ormai dovevo proseguire con la forza della disperazione! Mi consolo sapendo che ancor oggi, più di 40 anni dopo, qualcuno fatica su di lì."

E ancora, riguardo il diedro Marchi, aperto nel '71:
"E bravi! Quando sono salito per la prima volta ho piantato un chiodo a U dopo 8 metri. Dopo altri 6 o 7 metri ho infisso un altro chiodo a lama nella fessura di fondo e ho fatto resting. Il chiodo ha ceduto e ho fatto un volo di 14 metri arrivando a mezzo metro dalla piattaforma! Andrea che mi assicurava a spalla si e ferito seriamente alle mani per l'attrito della corda. Siamo ritornati due settimane dopo ed abbiamo portato a termine la salita, che allora era la più dura della Pietra. Mario Vigo."

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morefire Si ritorna in pietra! Avventura!

http://www.alpinistidellambrusco.org/2013/10/bismantova-gran-diedro-sud-est.html

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semmon81 Bellissima salita alpinistica di altri tempi!!!
Sarebbe bella che venisse inserita nel progetto ADOPT A CRAG e che la via fosse adottata!!!!
Allego il link se qualcuno fosse interessato!!!
E' una bella iniziativa e il progetto prevede, con periodicità stagionale, un lifting delle vie con rimozione della vegetazione, dei detriti, in modo da rendere la arrampicata libera gradevole e i tratti trad proteggibili. Verranno redatte schede tecniche e storiche di ciascun itinerario, associate al nome dei sostenitori.

http://www.camurrilamberto.it/bismantova/at/Untitled-6%20copia.html

Complimenti sempre ottime salite!!!

fuoco alpino!!!

morefire Dopo tanto tempo ritorniamo in pietra per un weekend indimenticabile in compagnia di Ginetto Montipò e Giancarlo Zuffa. Fantastici!!

http://www.alpinistidellambrusco.org/2014/10/amarcord-bismantova.html

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gabri Che dire, con due accompagnatori d'eccezioni come quelli li: pura invidia!

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7 days without climbing makes one weak

scudiero Temo che col lastrone ruzzolato giù dalla Pietra venerdì scorso, se ne sia andato un pezzo di storia locale: dalle foto postate dai giornali su internet si riconosce l'uscita della Pincelli Corradini (variante Levati) mancante di un "bel pezzo"...sigh ! Sturen, confermami se è così...

Ettore Sì, direi anch'io che è l'uscita della Pincelli Corradini

La vita è come le montagne , è fatta di salite e discese , ma entrambe insegnano

gp interessante vedere il confronto tra pre e post.
prendo in prestito un foto degli amici lambruschi
http://www.alpinistidellambrusco.org/2010/10/via-pincelli-corradini_12.html

filippo non sono un esperto di Pietra, ma a giudicare dalle foto lambruschiane, mi pare che l´uscita della via rimanga piú a destra della parte slittata e che in generale la via non sia stata direttamente interessata....poi, oh, capace di starmi sbagliando, ma prefrirei avere ragione (per la Pietra e i pietraioli:)
Non che questo significhi che sia igienico salirci!

sturno Ola!
Sicuramente l'uscita comune della Pincelli non è stata toccata (rimane da verificare che il rimbalzo non abbia tolto appigli e chiodi nella parte bassa della via). Non sono altrettanto sicuro che non sia stata interessata l'uscita originale della Pincelli (oggi nota come variante Levati). Ad occhio, dalle foto che avete messo, mi sembra sia stata risparmiata.

In ogni caso, alpinisticamente non e' stato un gran danno. Rimane il fatto che...... orco cane che mina che e' venuta giu'!

A prest!
Sturno

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"Qualcosa che tocca negli alpinisti c'è...". L.B., 16/10/2008, h. 22.47

gabri Questa foto rende l'idea del pezzo staccato:

C'è da chiedersi per quanto tempo resterà in vigore l'ordinanza di divieto d'accesso...

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gp
citazione:

...... orco cane che mina che e' venuta giu'!

questo è il commento tecnicamente più appropriato che ho letto fin ora

scudiero
citazione:

interessante vedere il confronto tra pre e post.
prendo in prestito un foto degli amici lambruschi

Anch'io avevo confrontato lo stato attuale con quella foto (con via tracciata) senza postarla. Comunque dal colore rosso terra rimasto si vede bene la parte di "ferita" aperta rimasta. Come dice Sturno, resta da verificare se sul basso della via sono stati strappati via appigli o chiodi. La mina venuta giù era anche condita da frammenti più piccoli, per un totale (se non ho capito male) di 200 metri cubi di materiale. Comunque briciole se osserviamo dall'alto gli altri grossi "frammenti" arrampicabili sparsi nei boschi li intorno. Quando si dice trovarsi nel posto giusto al momento giusto...non come la Pandina del prete !

vez http://www.redacon.it/2015/02/13/ingente-frana-sul-sagrato-del-santuario-della-pietra/

Sono gli audaci a fare le imprese... non i rinunciatari

DAGHEN!!!!!

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