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        Escursione Abetone -
        Febbio a piedi
        - Agosto 2002 - 
        Cronaca
        di Matteo (Mtrex) 
        Luogo partenza: Abetone 
        Luogo di arrivo: Febbio 
        Difficoltà: solo escursionisti esperti allenati 
        Durata: tre giorni 
         Come da qualche anno a questa
        parte il periodo estivo si appresta per delle vere escursioni. L'anno
        scorso abbiamo scoperto il Monte Bianco e quest'anno ci siamo calati nel
        nostro Appennino. 
        L'idea ce l'ha data il poeta della montagna siccome qualche giorno prima
        aveva eseguito lo stesso percorso però al contrario con Renzo. 
        Siamo partiti di lunedì mattina presto da febbio e la prima sosta
        l'abbiamo fatta da luca per procurarci le cibarie: panini affettato
        frutta ecc giusto per aumentare il peso dello zaino siccome era troppo
        leggero... 
        Giunti all'Abetone è arrivato il momento più tragico della giornata:
        mettersi lo zaino sulle spalle!! Imprechi, bestemmie, madonne e urla di
        dolore erano i nostri primi commenti. 
        Per raggiungere quota 1700 dove c'e il primo rifugio occorre salire
        dalle piste ma si fa tranquillamente. 
         
        Arrivati nella Val di Luce il sentiero 00 segue la cresta e vi è un
        punto in cui occorre cimentarsi nella tecnica dell'arrampicata per
        proseguire, si può sempre scegliere la via più bassa come ha fatto il
        nonno (Gazza) ma non è la stessa cosa. 
        La salita più impegnativa e affascinante del primo giorno è il monte Rondinara
        che sovrasta il Lago Santo, ma ne vale la pena perché la visuale è
        notevole! 
        Ed ecco che la giornata volgeva al termine quando gazza vide un bel
        laghetto isolato non troppo profondo con acqua tiepida. Sembrava la
        corsa per l'oasi in   un deserto potersi immergere e crogiolarsi nell'acqua
        al chiarore del tramonto. Spettacolo! Tolti tutti i vestiti siamo
        rimasti in mutande per non spaventare gli animali di passaggio e ci
        siamo buttati come elefanti...non vi dico la goduria e il refrigerio che
        abbiamo provato...una piscina a 1800 metri! Ci siamo promessi di
        passarci tutta l'estate prossima!! 
        Siamo arrivati al rifugio del Lago Santo verso le 19, un po' in ritardo
        causato dalla sosta non prevista al lago, dopodiché abbiamo montato la
        tenda e ci siamo precipitati al rifugio dove avevamo un solo obbiettivo:
        MANGIARE!!! 
         All'alba del secondo giorno (circa
        le 9.00) siamo stati svegliati da un forte odor di funghi porcini.. 
        Infatti in tenda ci mancava un componente della spedizione: era Gazza
        che si era già messo all'opera per non perdere l'allenamento. 
        Colazione l'abbiamo fatta al rifugio a base di te, cappuccino e
        cioccolate per accumulare più energie possibili visto l'intrepida
        salita che ci apprestavamo a compiere. 
        Di nuovo si ripete il fatidico momento di sofferenza: mettersi lo zaino
        in spalla e siccome è ormai tradizione mettere qualche bel giarone
        all'interno dello zaino di qualcuno per aumentarne giusto di tre chili
        il peso è sempre meglio darci una controllata prima di partire...(chiedetelo
        a Gazza che ne sa qualcosa). 
        Ed ecco che il buon fungaiolo Gazza non si smentisce mai trovando lo zio
        porcino lungo il sentiero sotto un sasso..io ho sempre detto che ha un
        culo bestiale, ma lui mi ribadisce che è tutta esperienza... 
        Dopo aver costeggiato per un'ora il lago siamo arrivati al bivio in cui
        c'era da scegliere se affrontare la salita del Monte Giovo o girarci
        attorno; chiunque avrebbe optato per la seconda opzione ma noi non siamo
        normali e abbiamo deciso di arrivare sino in cima con un dislivello da
        compiere di 700mt. 
        Dopo mezz'ora di salita il primo a risentirla è Gazza che si è
        staccato e procede con il suo passo da lupo saggio. Siccome la rivalità
        tra me e Alberto è ormai cosa nota è consueto che in ogni salita per
        raggiungere la vetta ci sia una sfrenata lotta per essere i primi.. 
        Anche questa volta sono andato in crisi ipoglicemica ed ho rinunciato al
        gpm. 
        Ed eccoci sul Giovo con una vista panoramica di 360° sul Cimone, Abetone,
        Apuane e il gruppo del Cusna. Il nostro bivacco della sera precedente
        era ormai un puntino lontano; durante la discesa il nostro pensiero va a
        quest'inverno pensando di venire qui con gli sci d'alpinismo dato che è
        pieno di canaloni. Gazza ha gia in progetto qualche bel salto da farci
        fare. 
        Direi che è la tappa più lunga: dopo la salita del Giovo il sentiero
        segue lo 00 sul crinale per un po' e poi si arriva al bivio per l'alpe
        di S.Pellegrino dove occorrono ancora tre ore buone prima di esserci. 
        Siamo arrivati intorno alle sei e mezza con piedi, ginocchia, gambe e
        spalle distrutte e con la forza solo di raggiungere il ristorante per la
        sera. Solo che si poneva il problema di come lavarsi dato che se
        restavamo così non so quale buon odorino poteva venirci in tenda di
        sera. Ed ecco che il nostro laureato si distingue risolvendo sia il
        problema di come lavarsi che di come dormire. 
        Il primo usando delle bottiglie riempite di acqua alla fontana, metodo
        un po' scomodo ma funzionale e il secondo problema utilizzando dei
        materassi trovati nel rifugio GEA da mettere sotto la tenda. Ammetto che
        di tanto in tanto qualche saggia cosa la propone... 
        Dopo esserci abbuffati al ristorante siamo crollati in un sonno profondo
        nella comoda tenda-materasso. 
         Nel perlustrare il rifugio GEA,
        dove ci siamo accampati, abbiamo rinvenuto una antica spada medioevale
        forse appartenuta a S.Pellegrino chissà... 
        Il peso sarà stato intorno ai tre chili e dopo esserci esercitati la
        sera prima a fare i cavalieri impavidi, la mattina seguente abbiamo
        deciso di portarla con noi nel ritorno a Febbio come simbolo di
        vittoria. 
        Dopo essercela giocata a carte abbiamo optato che il volontario per il trasporto
        era Alberto. 
        La partenza è avvenuta intorno alle nove siccome la giornata si
        prospettava lunga e impegnativa e i nostri viveri erano scarsi e non
        c'era modo di far rifornimento. 
        Dovevamo raggiungere da prima il Passo delle Radici e poi portarci al Passo
        delle Forbici. 
        Di per se il sentiero fino al Passo delle Radici costeggia dentro il
        bosco ed è abbastanza pianeggiante poi successivamente comincia a
        salire fino a raggiungere la massima pendenza prima del crinale. 
        Direi che la stanchezza dei giorni precedenti inizia a farsi sentire
        soprattutto nelle gambe e sulle spalle, ma viene in parte affievolita
        dalla mitica pomata Prep che se messa in abbondanti dosi fa passare il
        dolore. 
        Il secondo punto tappa è il Passo delle Forbici, dopodiché dovevamo
        decidere se fare il sentiero basso che ci conduceva al segheria oppure
        percorrere quello alto per arrivare sul Monte Prado e poi al rifugio Battisti. 
        Siccome quello alto l'avevamo gia percorso abbiamo optato per il
        sentiero basso, ma con ciò non significa che eravamo stanchi e che
        abbiamo rinunciato... 
        Giunti in prossimità del Segheria uno stuzzicante odor di polenta e
        funghi e di carne alla brace ci faceva aumentare il passo. 
        Ma siccome avevamo ancora dei buonissimi panini di tre giorni prima, con
        fette di prosciutto che sapevano di calzini e delle squisite prugne
        secche, abbiamo rinunciato ad un banale piatto di polenta e funghi con
        contorno di salsiccia e cinghiale per dimostrare che noi eravamo uomini
        veri. 
        Da qui in poi è stato il
        collasso più totale per arrivare a Febbio. 
        Il sentiero basso che dal Segheria porta a Pian Vallese è una vera
        tortura. 
        Nonostante ciò siamo arrivati in netto anticipo, intorno alle tre. 
        L'arrivo è stata la cosa più
        soddisfacente: siamo stati portati in trionfo da una marea di gente
        (cane di bruno e qualche pecora), con il traffico bloccato per
        permettere il nostro passaggio e per finire la stretta di mano con poeta
        della montagna. 
        Così si concluse il giro Abetone
        Febbio. 
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