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 PERCORSO: Home/Cima/Legends/Il nuovo museo.../Racconto III

di Lorenzo Borghi

III - LA MUSA D'ORIENTE

 

I° MOVIMENTO
PRELUDIO

La neve scendeva veloce e scintillante nell'aria gelida, là fuori, ed io me ne stavo seduto e rilassato nella mia vecchia poltrona: il buio, la musica ed il delicato torpore del calorifero mi stavano facendo sprofondare in un sonno quasi inesorabile. Le note scivolavano nel mio cervello e mi cullavano con lo stesso ritmo della neve, là fuori… Non avevo alcun pensiero in testa: ogni problema, ogni ricordo, ogni "disturbo" che avrebbe potuto occupare la mia testa aveva lasciato spazio ad una strana, ma sensuale serenità. Non sentivo neppure la solitudine, tutto, quella sera, mi faceva compagnia: le lontane luci dei paesi (ancor più iridescenti col gelo), lo scricchiolio della neve, là fuori…

Aria, improvvisamente. Un vento mi accarezzò il viso come una gelida mano e m'investì il resto del corpo.

Poi mi lasciò di nuovo al calore.

Sveglio, mi interrogai per capire da dove poteva venire quell'alito di gelo; era finita la musica. Nonostante l'ora tarda mi alzai per cercare un altro CD e godermi ancora un po' tutta quella rilassatezza. Goffamente, mi tirai in piedi e mi accorsi di una figura che in un angolo nascosto mi stava fissando.

Paura! Mi nascosi il viso tra le mani: 'Sto sognando, sto dormendo… non è vero?!'

Dopo qualche secondo, riuscii a distogliere le dita dagli occhi trovando la pallida figura a pochi centimetri dal mio naso. Mi trovai un evanescente e biancastro fantasma di fronte… reale! Una silfide dell'aria? Uno spirito luminoso e longilineo, vestito di una setosa tunica scura dalla quale traspariva il corpo fosforescente, ma confuso. Il suo viso, invece, era perfettamente nitido: la moltitudine di colori che mostrava era in fantastico contrasto con quel corpo in bianco e nero. Era una fanciulla orientale, gli occhi naturalmente a mandorla erano di un verde smeraldo lucido e profondissimo, si notavano subito su quel viso pallido. Anche le sottili labbra avevano un rosso artificiale, un rosso mai visto, completavano il tutto una corona di lunghi capelli nerissimi e lisci. Ero affascinato ed impaurito, avevo smesso di respirare ed i miei muscoli non avevano più nessun potere.

Sorrise, mi prese una mano e la guidò fino alla fila dei CD, sotto lo stereo. Estrasse quello di Bach e selezionò il primo brano: "Preludio alla I° suite in sol maggiore per violoncello", sembrava sapesse che l'adoravo. Poi iniziò a danzare, sorridendo… quel sorriso! Velocemente mi rassicurò; mi attirava, anche se la sua espressione poteva sembrare addirittura maligna. Finita la canzone, svanì. Mi convinsi di aver sognato e me ne andai a dormire.

Da quel momento, invece, quella misteriosa orientale non mi lasciò più, trasformandosi in una nuova preziosa amica; la sua fedeltà era incrollabile: bastava un mio pensiero verso di lei per farla apparire, ma ben presto iniziò a venire di sua spontanea volontà. Il tempo di queste apparizioni era variabile, ed essa interagiva con il mio pensiero e con i miei sentimenti: nei momenti peggiori era sempre pronta a regalarmi un nuovo sorriso: mi accarezzava, mi faceva ballare con lei e mi abbracciava, ed anch'io l'abbracciavo… abbracciavo una forma di solida e calda nebbia. Poteva capitare che mi baciasse, ma sempre, subito dopo, si ritraeva come se si vergognasse.

Non parlava, anche se i suoi occhi e le sue espressioni potevano sostituire la voce. Spesso tentava di scrivere: aveva una predilezione per le penne nere, di qualsiasi forma fossero. Tracciava caratteri confusi e spesso illeggibili, ma quando si capivano risultavano essere di una lingua simile al greco, ma che greco non era. La chiamavo Silyen: una volta, alla mia domanda di come si chiamasse, lei scrisse queste cose: SS lyen. Glielo pronunciai e le piacque.

Poteva capitare che Silyen si mettesse a piangere ed allora toccava a me "curarla": solo in questi momenti poteva trasmettermi le sue sensazioni tramite il pensiero, e diceva cose bellissime.

Pian piano iniziò ad apparirmi non solo nella mia stanza, ma anche in auto e nei locali, dove nessuno naturalmente la poteva vedere, tranne me. Ed ogni apparizione era favolosa: mi ero affezionato ad una figura inesistente… e le volevo bene.

Non ho mai saputo chi o cosa fosse e da dove venisse, avevo troppa paura di offenderla o di perderla. Tenevo troppo a quel radioso ed affascinante sorriso, quegli ipnotici occhi. Ieri sera le ho detto che Silyen sarà il suo nome, le ho detto che lei è la mia musa, la mia musa d'oriente e ne è stata felice. Mi ha dato il suo accordo, sorridendo.

Forse non ho ancora nulla di lei.

Forse ancora non la conosco neppure.

Non voglio lasciarla…

 

II° MOVIMENTO
MUSA D'ORIENTE

Torna a parlarmi ancora, musa d'oriente.

Posso vedere i tuoi occhi, sottili e pieni di vita, anche se non conosco la tua fisionomia. Vedo il tuo movimento leggero e sinuoso: ti giri, rotei lentamente e ti fermi, guardi, come se non vedessi nulla e muti la sua espressione con caratteristiche dolci e acide… Ma tu vedi; vedi e mi osservi cercando qualcosa. Neppure tu sai cosa, ma lo cerchi comunque.

…silenzio…

No. Forse non ero io ciò che guardavi…

…perplessità…

Poi ti giri di nuovo, come danzando una musica che non puoi sentire: le troppe parole ed il tempo ti hanno assordato. Ma tu senti, musa d'oriente, e le tue orecchie possono trasmetterti ciò che captano… Danzi di nuovo.

…silenzio…

Forse danzi sulla mia musica, che ti ho dedicato, forse è il suono della mia vecchia chitarra che t'ispira. No… forse non è proprio la mia musica che vuoi sentire, è la mia voce (…eppure è così sgraziata e brutta).

…silenzio…

…già, come ho fatto a pensarci? Balli.

Forse su Bach, Chopin o Beethoven?

…silenzio…

Di nuovo ti fermi. Ridi. Guardi ancora verso di me (ma non mi vedi) e ti siedi, dolce, sensuale. Le gambe si piegano al tuo fianco e fanno da cuscino al tuo corpo.

Se tu potessi pensare, ne sono certo, penseresti ai nostri giorni mai vissuti, ed a me. Ma tu puoi pensare, musa d'oriente. Pensi, certo… i tuoi verdi occhi a mandorla sono rivolti verso l'alto e le tue labbra hanno un sorriso piacevole e concentrato, ti accarezzi i capelli.

Lentamente.

Con calma.

…silenzio…

Ma a chi pensi, musa orientale, forse hai dimenticato i nostri giorni mai esistiti, hai dimenticato le tue giovani parole antiche, hai forse dimenticato anche che mi amavi?

No. Non reagire così. Perché il tuo viso ora si è corrucciato?

…perplessità…

Ti alzi e mi vieni incontro.

…riflessione…

Il tuo viso torna lentamente sereno.

…smarrimento…

Cammini indecisa nel tuo spazio infinito, esamini i luoghi e poi ritrovi la via. Ora mi sei di fronte. Posso sentire di nuovo il tuo profumo delicato e dolciastro: se tu fossi un fiore, ne saresti sicuramente uno mai esistito. Sono inchiodato al tuo ipnotico sguardo, musa d'oriente. Con quali mani ora, mi stai toccando il viso? Perché, se tu potessi passare le tue dita tra i miei capelli lo faresti, vero?

…silenzio…

Tu puoi farlo! Peccato che la tua mano, che sembra proprio sopra di me, devia verso… non vedo, ma non viene a guidarmi di nuovo.

Poi torni indietro.

…tristezza…

Torna a parlarmi di nuovo, musa d'oriente. Parlami ancora, anche se non esce nessun suono dalla tua bocca. Ma tu puoi parlare!

…malinconia…

No… forse… le tue parole non sono dirette a me.

…silenzio…

Torna a parlare ancora, musa d'oriente.

Torna, perché posso guardare i tuoi occhi ed il tuo corpo, ma so che non balli la mia musica e non sbrogli più i nodi che si formano sulla mia testa e nel mio cuore…

…silenzio…

Tu…

…silenzio…

Vivresti, se esistesse una vita che potresti vivere: saresti troppo eterea per il mondo: finora eri esistita attraverso di me, col mio aiuto ed aiutandomi, e continuerai, lo so.

Continuerai a farlo attraverso di me!

…silenzio…

No… forse non lo farai, musa d'oriente: hai trovato una vita tua ora.

E la vuoi vivere.

…silenzio…

E' giusto.

 

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