"Il terreno di un cuore umano è
      più roccioso, un uomo vi coltiva ciò che può
 e ne ha cura! 
Non andare
      oltre: la barriera è fatta per non essere abbattuta
" 
      Pet Sematary - Stephe King 
        
     
      PROLOGO 
          Il grande Regno del Nord non
    era perennemente coperto dalla neve. Il freddo lo accompagnava tutto l'anno, ma esisteva
    una sola regione che si svegliava ogni giorno sotto un velo bianco
 sopra, si
    dovrebbe dire, visto che l'unica città della zona, Krieningard, sorgeva su di un'immensa
    lastra di neve e ghiaccio dello spessore di qualche metro. Le case degli abitanti erano
    costruite sulla neve e "saldate" al ghiaccio con l'acqua che velocemente
    solidificava. Nessuno a Krieningard odiava quella neve: "
almeno qui il freddo
    ha un senso
", solevano dire agli abitanti delle grandi pianure, dove c'era
    sempre e solo freddo, "tutti i migliori pattinatori vengono da
          Krieningard!". 
    Ma non solo loro: Krieningard era anche la patria del più
    famoso e valoroso guerriero del regno, e la gente era orgogliosa di avere un così forte e
    nobile rappresentante. 
    Il Gran Capitano Waller da Krieningard era da molto tempo
    lontano da casa, a causa di una ribellione sui confini estremi del paese. Non era famoso
    solo per la sua forza, ma anche per la sua umanità: era l'unico capace di sedare le
    rivolte versando poco sangue. 
    Era una sera di dicembre quando Waller tornò, vittorioso di ori
    ed onorificenze e con un piccolo tesoro in più. Si chiamava Ekra, i suoi lunghi capelli
    intrecciati ed i suoi occhi celesti come il ghiaccio più profondo mascheravano i suoi
    vent'anni. 
    "Questa sarà la mia sposa, padre. Attendiamo il tuo
    consenso." Disse il guerriero tra la folla, riunita a festa per il suo ritorno. 
    "E' il risultato di una tua vittoria? O forse il pegno per
    la libertà di qualche prigioniero?" ribatté il padre, osservando la ragazza. Ekra
    abbassò lo sguardo. 
    "Né uno, né l'altro. L'ho incontrata nella capitale ed è
    riuscita ad emozionarmi. Suo padre è il ricco Thyenka ed ha acconsentito subito alle
    nozze: il mio stato di Capitano lo ha inorgoglito." 
    "E tu? Sei sicura di quello che stai per fare?" Ekra
    non lasciava trasparire nuove emozioni. 
    "Voglio bene a suo figlio, signore. Capitano o contadino
    che sia." Rispose e lasciò che il vento le portasse i biondi capelli, ora sciolti
    davanti al viso, per nascondere l'emozionato rossore agli abitanti. 
    "Preparate dunque ciò che serve
 e che il drago vi
    aiuti!"  
      
    IL MATRIMONIO 
    Non solo la popolazione di Krieningard, ma tutto il regno fu
    invitato a partecipare alle nozze del Gran Capitano Waller con la bella Ekra, figlia di
    Thyenka. 
    Anche il Re Kaimoo IV ed il Principe Frijia II intervennero al
    rito che fu officiato dallo Stregone Capo Mikirjia. Quando il corpo bandistico del luogo
    intonò il "canto della felicità" la cerimonia ebbe inizio. 
    Gli sposi erano chiusi in due capanne improvvisate, messe
    frontalmente a trenta metri di distanza. Al cenno dello Stregone, i due ragazzi uscirono e
    s'incamminarono l'uno verso l'altro: Waller, con l'armatura d'ordinanza, suonava lo stesso
    pezzo della banda con il suo liuto. Nessuno riusciva a riconoscere il determinato sguardo
    del guerriero in quello perso e felice che aveva ora. Ekra camminava leggera, vestita di
    un abito setoso e chiaro che le copriva tutto tranne parte del viso, suonava un flauto di
    acero. Una volta di fronte, i due sposi vennero uniti in un abbraccio da Mikirjia, e dopo
    il giuramento al cielo, si baciarono, circondati dalla gente in delirio. 
    Canti, balli, suoni e tanta felicità, ma i folletti non si
    fecero vedere né sentire
 brutto segno, brutto davvero
 
    "
ma non lasciamoci spaventare da questo strano caso,
    i folletti sono burloni e sono sicuro che avranno già benedetto questa importante unione
    nel loro silenzio!" disse in tono rassicurante Mikirjia, "Felicità saggio
    guerriero, felicità dolce damigella!" 
      
    LA MORTE 
    Era passato poco più di un mese quando Ekra morì. Venne
    ritrovata nella cucina di casa, apparentemente addormentata. Waller rientrava dalla
    capitale nel tardo pomeriggio, dopo una riunione al Quartier Generale. Vedendola seduta ed
    incosciente, s'avvicinò per svegliarla, ma quando la toccò, lei rimase immobile e fredda
    come la neve. L'uomo s'inginocchiò speranzoso, accarezzandola e sussurrandole frasi dolci
    nell'inutile illusione di rivederla viva. Ekra, però, non riaprì più gli occhi. 
    Quando la giovane Kaal, amica della coppia, entrò nella stanza,
    vide il disperato e piangente Waller, accasciato al fianco della poltrona dove Ekra
    giaceva ancora immobile: "è morta
" ripeteva automaticamente.
    Kaal,
    incredula, allungò le sue mani verso il viso inerte e leggermente sorridente, lo sentì
    freddo
 e crebbe. 
    Nella notte un'orda di medici e stregoni fecero processione
    verso il corpo di Ekra, tentando di capire la ragione del decesso, che sfuggiva a tutti:
    nessuna traccia di sangue, nessun segno di droghe o veleni nei suoi organi. 
    Dopo molte consultazioni ed autopsie, i medici proclamarono a
    Waller:  
    "Perché è morta? E' solo e semplicemente
    successo
" 
    Servirono molte persone per evitare che il guerriero infuriato
    uccidesse il medico. 
      
    LA SEPOLTURA 
      
    A Krieningard anche i cimiteri erano scavati nella neve: la
    terra era sia troppo lontana che troppo dura per poterla scavare, inoltre, la neve
    rappresentava un comodo e morbido giaciglio per la salma. Il ghiaccio venne così tagliato
    secondo le misure della ragazza e sul fondo venne ammucchiata un po' di neve fresca che
    non si sciolse, quando il corpo di Ekra, senza cassa, vi fu adagiato
 
    Non solo la popolazione di Krieningard, ma anche tutto il regno
    fu chiamato a partecipare al dolore di Waller. La sepoltura venne officiata dallo Stregone
    Capo Mikirjia: 
    "Ekra, avevi vent'anni. Ora non li hai più. Raffredda il
    tuo cuore e rendilo come la pietra, ghiaccia la tua anima e lascia a noi il tuo eterno
    ricordo
" 
    Anche il Re Kaimoo IV ed il Principe Frijia II piansero quando i
    primi blocchi di neve iniziarono a coprire la ragazza. Anche il popolo pianse nel vedere
    il Grande Waller sconfitto dal suo stesso cuore. Anche questa volta i folletti non si
    fecero vedere. Brutto segno
 
    "
ma non lasciamo che quest'altra coincidenza
    avvilisca ancora il nostro Waller", disse Mikirjia, "la sua vita tornerà
    felice!" 
    Tutti ne erano convinti, tranne lui. 
    Ed i folletti
 
      
    LA DISPERAZIONE 
    Una mente allenata alle crude visioni delle più tremende
    battaglie, un corpo pronto a sopportare i dolori più atroci, muscoli potenti come quelli
    degli eroi antichi
 tutto inutile
 tutto finito
 
    Centinaia di persone pronte ad aiutarlo e consolarlo non
    poterono nulla, anzi, aumentarono la sua rabbia. Nella sua capanna accettava solamente
    poche delle tante persone ferme davanti alla porta: Kaal, per prima, fedele e vecchia
    amica di Waller e nuova, preziosa amica nella breve permanenza di Ekra a
    Krieningard, la
    persona che poteva dargli maggior comprensione (suo marito perì in battaglia) ed il
    maggior calore. C'era suo padre Pioka, la madre Cèlin e la sorella Junia. Il Re fu fatta
    passare a stento da Waller e si trattenne per pochi minuti, avendo paura della furia che
    poteva esplodere da un momento all'altro nel guerriero. 
    Il suo diario, normalmente ricoperto da racconti di battaglie e
    guerre, presentava pagine su pagine con la sola scritta "Ekra" intervallata da
    un'altra: "trovo difficile non pensare a te ogni momento". Lamenti, nenie e
    disperazione riempivano le sue solitarie giornate: accettava nel suo esilio volontario
    solamente Kaal e Junia, anche se per pochi momenti. 
    Ed ogni giorno le due ragazze riscoprivano un abbattuto Waller
    che chiedeva poco cibo, libri ed offriva sempre la stessa ossessione: Ekra,
    Ekra, Ekra,
    Ekra
 Non gli interessavano più le cronache delle battaglie e le evoluzioni delle
    rivolte, ora aveva mente soltanto per la magia e la medicina e non dimenticava mai di
    annunciare la sua sfida agli dei: doveva rivederla, a tutti i costi:  
    "
sono stati loro a togliermela e so che possono
    ridarmela!". 
    Passò così le sue notti immerso nella preghiera, con gli occhi
    rivolti al cielo, formulando le sue richieste con poemi mielosi e tristi ad Orione,
    Aldebaran e tutte le Grandi Stelle. Una notte particolarmente malinconica lo scoprì
    armato di pala di fronte alla tomba di Ekra, ma una riesumazione gli sarebbe costato il
    linciaggio da parte del popolo, neppure il Re sarebbe scampato a questa punizione. Si
    sedette affianco al sepolcro fissando il ritratto protetto dalla teca di vetro:
    "trovo difficile non pensare a te ogni momento
" aveva scritto sulla neve
    fresca, sopra la tomba. 
    Si continuò: lo studio di giorno e la preghiera di notte. 
    "Potente Orione, voglio di nuovo accarezzare la sua lunga
    treccia
 Stelle, voi potete!" 
    "Il Messere si degnerebbe di risparmiarci di sì patetica
    lagnanza?". La voce apparve dal nulla, stridula. 
    "Chi ha parlato?" chiese Waller, calmo. 
    "Chiunque o qualsiasi cosa tu voglia!" rispose la
    voce. 
    "Chi sei, ho chiesto." 
    "Stolto Messere, usi un po' del cervello che le è
    rimasto!" la voce non era più la stessa di prima. 
    "Ora guardami negli occhi, bastardo!" Waller si alzò
    e menò minacciosamente un bastone in aria. 
    "E' troppo alto, il nostro valoroso eroe. Porti le spalle
    verso il terreno e porti una luce per far funzionare la sua vista umana. Poi potrò
    soddisfare la sua richiesta." 
    Waller prese la candela e l'abbassò. Tre piccoli folletti
    apparvero dal buio, la pelle verde rifletteva un alone magico e straniero alla conoscenza
    del guerriero. Lo guardavano con un sorriso di scherno. 
    "Come posso esservi utile, vostre bassezze?" 
non
    sarebbe consigliabile offendere i folletti
 
    "Grosso e stupido poeta, vogliamo solo che si renda conto
    del male che sta facendo al regno, a Krieningard, a Kaal, a Junia ed ai suoi genitori. Si
    ricordi: chi è morto deve rimanere morto e chi è vivo deve vivere
 pensi a chi le
    vuole bene, ora, e la dolce Ekra vivrà per sempre nel suo cuore." 
    "Ma che cosa ne sapete voi folletti di queste cose da
    umani? Dopotutto siete voi che non vi siete presentati al matrimonio. O ve ne stavate
    celati tra le pietanze? Potreste essere voi i responsabili della morte di Ekra!" 
    "Noi conosciamo l'amore meglio di voi
 Esiste una
    spiegazione della nostra assenza: senza dire il perché, la natura ci aveva avvertito del
    pericolo di questo matrimonio: 'distruggerà Krieningard!" ci disse
 ma per
    nessuna ragione avremmo tolto la vita a Ekra." 
    "Potete farla tornare?" il tono di Waller era
    supplichevole. 
    "Dopo ciò che vedrai," disse il folletto senza
    rispondere, "dovrai far cessare le tue preghiere: gli Dei sono inquieti!" 
    "
forse
" rispose l'uomo con un sospiro. 
    Due folletti si scostarono lasciando spazio al più vecchio dei
    tre che bevve un liquido da una borraccia, senza ingerirlo. Lo sputò, vaporizzandolo.
    Sullo specchio cristallino creato dalle minuscole gocce, si formò il viso di Ekra.
    L'immagine durò qualche minuto durante il quale Waller lo aveva fissato in apnea. 
    "Ora basta Waller!" i folletti erano svaniti insieme
    all'immagine e la loro voce pareva uscire dalle pareti, dal fuoco della candela, dalle
    travi, ovunque: "ciò che è morto rimarrà morto!". 
    Sereno, un ritrovato Waller riuscì, per la prima volta dalla
    morte della sua donna, a riposare in pace. 
      
    LA FOLLIA 
    Sembrava tanto rinsavito, quella
    notte, quanto indemoniato si svegliò la mattina dopo. La morbosità del suo desiderio
    aumentava in maniera esponenziale. Presto, la sua stanza divenne tabù anche per Kaal e
    Junia e per cinque giorni e per cinque notti recitò le sue invocazioni al cielo.
    All'ultima notte una forte impressione lo convinse: aveva raggiunto la sua meta,
    l'indomani l'avrebbe rivista. Subito, s'addormentò. 
    Krieningard si svegliò come tutte le mattine ed una nuova neve
    dondolava leggera nel cielo. Era da poco spuntato un debole sole e Kaal si destò vedendo
    la neve dalla finestra e pensando ai suoi impegni quotidiani, quando dal vetro apparve il
    viso pulito e sbarbato di Waller. Stranamente calmo
 "felice?!" pensò. 
    Un turbine di emozioni colpirono la ragazza: dunque ce l'ha
    fatta, è guarito, è di nuovo felice! Arrivò addirittura a pensare di amarlo, con
    l'incertezza della vastità dell'affetto che provava per lui, pensò che forse l'avrebbe
    dovuto sposare
 "ma ci penseremo più tardi!" concluse. Aprì la porta e
    l'uomo entrò assieme ad un alito fresco della mattina. 
    "Waller! Sei proprio tu?" esordì l'amica. 
    "La mia identità non è mai stata in dubbio!" 
    "Lo dici tu! Nessuno qui in città ti avrebbe riconosciuto.
    Il dolore ti aveva stravolto!" 
    "Già, ora però è tutto passato: tra poche ore la
    rivedrò!" 
    Ad un tratto, tutta l'emozione di Kaal fu rimandata
    vorticosamente nel fondo dell'anima, per lasciare spazio ad una nuova e tragica certezza:
    era definitivamente impazzito
 bastavano quelle poche parole a dimostrarlo. 
    "Bene, ora devo andare, ciao!" 
    "Ah
 ciao
" la sua risposta usciva dal fondo
    dei suoi pensieri: Kaal non stava salutando Waller, ma stava congedando ciò che in lui
    era già partito
 
    Il guerriero uscì tra la neve e s'incamminò verso il cimitero,
    la gente di Krieningard, rivedendolo sorridente, lo salutavano con calore. Si sedette al
    fianco della tomba di Ekra: "ti rivedrò!" le disse. 
      
    
      EPILOGO 
    Era normale che a mezzogiorno un leggero tepore (che non
    scioglieva la neve) investisse Krieningard, ma quel giorno il calore iniziava ad essere
    eccessivo. Molta gente aveva iniziato a togliere parte dei pesanti cappotti e nonostante
    risultasse anomalo, nessuno si preoccupava. Waller se ne stava a petto nudo, contento,
    godendosi quel caldo. 
    Quando anche le nubi lasciarono il cielo, scoprendo l'azzurro
    dell'infinito ed un cocente sole, la gente iniziò ad avere paura. Tutto era così strano,
    così diverso
 e la neve iniziava a sciogliersi. 
    Solo Kaal capì, o così credette, quello che stava per
    succedere ed iniziò una folle quanto inutile corsa verso il cimitero. Vide la gente di
    Krieningard uscire dalle case, diventate fornaci, vide la pelle degli uomini scurire per
    poi spaccarsi, vide gli occhi chiarissimi abituati all'ombra divenire presto ciechi e vide
    gente ardere. Vide vesti di cuoio fondersi sulle persone che le indossavano, capelli
    bruciare in un lampo di luce. Anche la sua pelle bruciò ed anche lei iniziò ad urlare, a
    sperare che tutto fosse solo un sogno, i suoi occhi le trasmettevano un'unica macchia
    biancastra, ma continuava a correre. 
    Gli edifici di Krieningard stavano crollando uccidendo chi non
    era ancora morto e seppellendo chi era già trapassato. Anche l'equilibrio iniziò ad
    abbandonare la ragazza, picchiò contro un paio di sassi e cadde, esausta. Quando anche il
    cervello smise di funzionare, chiuse gli ormai inutili occhi, senza più muoversi. 
    Waller, intanto, parlava con la tomba di Ekra, i tagli sulle
    labbra e sul petto non intaccavano il suo spirito: "
ed il gelo ti ha
    conservato: sarai ancora bellissima!". I folletti, unici immuni al disastro, uscirono
    dalle loro tane e videro l'uomo sorridente e felice nonostante il suo viso fosse ora
    grinzoso e scuro, poi videro la città crollare. 
    Ma come mai ancora Ekra non appariva? 
    Come mai alla fine del tessuto della manica non spuntava la sua
    rosea mano? 
    Il dubbio prese la mente di Waller che, concitatamente, si mise
    a scavare nella neve molle. Non era vero che Ekra non appariva, solo, non si distingueva:
    Waller svelò uno scheletro bianco (come la neve attorno) vestito di velluto rosso. 
    "No, non può essere
" tentò di far uscire dalla
    sua gola, ormai incapace di emettere alcun suono. Tentò di alzarsi, scoprì la sua
    debolezza e si stupì nel vedere le sue braccia di quel colore bruno. Instabile e
    disorientato, sentì che anche l'udito lo stava per abbandonare, non così la vista che
    gli permise ancora di vedere il corpo carbonizzato di Kaal a pochi metri da lui, poté
    ancora distinguere le macerie di Krieningard e l'espressione serafica dei tre folletti,
    che ora sembravano mostri dei quadri di Hieronymus Bosch. 
    "No
" avrebbe voluto urlare, ma anche la sua
    lingua era ormai un pezzo di carne secca e rugosa. Tentò di muoversi, ma incespicò nelle
    ossa di Ekra, scomponendole, e cadde pesantemente a terra, e anche lui non si mosse più. 
    Il sospiro dei folletti risuonò tra le macerie silenziose, che
    anch'essi s'apprestavano ad abbandonare e tra le quali, da allora, non vi avrebbe più
    messo piede nessuno
 
      
    "
le favole
 nelle favole, nonostante i travagli,
    le avventure e le lotte finisce sempre alla stessa maniera: tutto si aggiusta e tutti
    vivono felici
 è per questo che odio le favole
"   
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