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 PERCORSO: Home/Cima/Legends/Il nuovo museo.../Racconto IV

di Lorenzo Borghi

IV - IL SEPOLCRO DI GHIACCIO

 

"Il terreno di un cuore umano è più roccioso, un uomo vi coltiva ciò che può… e ne ha cura! …Non andare oltre: la barriera è fatta per non essere abbattuta…"
Pet Sematary - Stephe King

 

PROLOGO

Il grande Regno del Nord non era perennemente coperto dalla neve. Il freddo lo accompagnava tutto l'anno, ma esisteva una sola regione che si svegliava ogni giorno sotto un velo bianco… sopra, si dovrebbe dire, visto che l'unica città della zona, Krieningard, sorgeva su di un'immensa lastra di neve e ghiaccio dello spessore di qualche metro. Le case degli abitanti erano costruite sulla neve e "saldate" al ghiaccio con l'acqua che velocemente solidificava. Nessuno a Krieningard odiava quella neve: "…almeno qui il freddo ha un senso…", solevano dire agli abitanti delle grandi pianure, dove c'era sempre e solo freddo, "tutti i migliori pattinatori vengono da Krieningard!".

Ma non solo loro: Krieningard era anche la patria del più famoso e valoroso guerriero del regno, e la gente era orgogliosa di avere un così forte e nobile rappresentante.

Il Gran Capitano Waller da Krieningard era da molto tempo lontano da casa, a causa di una ribellione sui confini estremi del paese. Non era famoso solo per la sua forza, ma anche per la sua umanità: era l'unico capace di sedare le rivolte versando poco sangue.

Era una sera di dicembre quando Waller tornò, vittorioso di ori ed onorificenze e con un piccolo tesoro in più. Si chiamava Ekra, i suoi lunghi capelli intrecciati ed i suoi occhi celesti come il ghiaccio più profondo mascheravano i suoi vent'anni.

"Questa sarà la mia sposa, padre. Attendiamo il tuo consenso." Disse il guerriero tra la folla, riunita a festa per il suo ritorno.

"E' il risultato di una tua vittoria? O forse il pegno per la libertà di qualche prigioniero?" ribatté il padre, osservando la ragazza. Ekra abbassò lo sguardo.

"Né uno, né l'altro. L'ho incontrata nella capitale ed è riuscita ad emozionarmi. Suo padre è il ricco Thyenka ed ha acconsentito subito alle nozze: il mio stato di Capitano lo ha inorgoglito."

"E tu? Sei sicura di quello che stai per fare?" Ekra non lasciava trasparire nuove emozioni.

"Voglio bene a suo figlio, signore. Capitano o contadino che sia." Rispose e lasciò che il vento le portasse i biondi capelli, ora sciolti davanti al viso, per nascondere l'emozionato rossore agli abitanti.

"Preparate dunque ciò che serve… e che il drago vi aiuti!"

 

IL MATRIMONIO

Non solo la popolazione di Krieningard, ma tutto il regno fu invitato a partecipare alle nozze del Gran Capitano Waller con la bella Ekra, figlia di Thyenka.

Anche il Re Kaimoo IV ed il Principe Frijia II intervennero al rito che fu officiato dallo Stregone Capo Mikirjia. Quando il corpo bandistico del luogo intonò il "canto della felicità" la cerimonia ebbe inizio.

Gli sposi erano chiusi in due capanne improvvisate, messe frontalmente a trenta metri di distanza. Al cenno dello Stregone, i due ragazzi uscirono e s'incamminarono l'uno verso l'altro: Waller, con l'armatura d'ordinanza, suonava lo stesso pezzo della banda con il suo liuto. Nessuno riusciva a riconoscere il determinato sguardo del guerriero in quello perso e felice che aveva ora. Ekra camminava leggera, vestita di un abito setoso e chiaro che le copriva tutto tranne parte del viso, suonava un flauto di acero. Una volta di fronte, i due sposi vennero uniti in un abbraccio da Mikirjia, e dopo il giuramento al cielo, si baciarono, circondati dalla gente in delirio.

Canti, balli, suoni e tanta felicità, ma i folletti non si fecero vedere né sentire… brutto segno, brutto davvero…

"…ma non lasciamoci spaventare da questo strano caso, i folletti sono burloni e sono sicuro che avranno già benedetto questa importante unione nel loro silenzio!" disse in tono rassicurante Mikirjia, "Felicità saggio guerriero, felicità dolce damigella!"

 

LA MORTE

Era passato poco più di un mese quando Ekra morì. Venne ritrovata nella cucina di casa, apparentemente addormentata. Waller rientrava dalla capitale nel tardo pomeriggio, dopo una riunione al Quartier Generale. Vedendola seduta ed incosciente, s'avvicinò per svegliarla, ma quando la toccò, lei rimase immobile e fredda come la neve. L'uomo s'inginocchiò speranzoso, accarezzandola e sussurrandole frasi dolci nell'inutile illusione di rivederla viva. Ekra, però, non riaprì più gli occhi.

Quando la giovane Kaal, amica della coppia, entrò nella stanza, vide il disperato e piangente Waller, accasciato al fianco della poltrona dove Ekra giaceva ancora immobile: "è morta…" ripeteva automaticamente. Kaal, incredula, allungò le sue mani verso il viso inerte e leggermente sorridente, lo sentì freddo… e crebbe.

Nella notte un'orda di medici e stregoni fecero processione verso il corpo di Ekra, tentando di capire la ragione del decesso, che sfuggiva a tutti: nessuna traccia di sangue, nessun segno di droghe o veleni nei suoi organi.

Dopo molte consultazioni ed autopsie, i medici proclamarono a Waller:

"Perché è morta? E' solo e semplicemente successo…"

Servirono molte persone per evitare che il guerriero infuriato uccidesse il medico.

 

LA SEPOLTURA

 

A Krieningard anche i cimiteri erano scavati nella neve: la terra era sia troppo lontana che troppo dura per poterla scavare, inoltre, la neve rappresentava un comodo e morbido giaciglio per la salma. Il ghiaccio venne così tagliato secondo le misure della ragazza e sul fondo venne ammucchiata un po' di neve fresca che non si sciolse, quando il corpo di Ekra, senza cassa, vi fu adagiato…

Non solo la popolazione di Krieningard, ma anche tutto il regno fu chiamato a partecipare al dolore di Waller. La sepoltura venne officiata dallo Stregone Capo Mikirjia:

"Ekra, avevi vent'anni. Ora non li hai più. Raffredda il tuo cuore e rendilo come la pietra, ghiaccia la tua anima e lascia a noi il tuo eterno ricordo…"

Anche il Re Kaimoo IV ed il Principe Frijia II piansero quando i primi blocchi di neve iniziarono a coprire la ragazza. Anche il popolo pianse nel vedere il Grande Waller sconfitto dal suo stesso cuore. Anche questa volta i folletti non si fecero vedere. Brutto segno…

"…ma non lasciamo che quest'altra coincidenza avvilisca ancora il nostro Waller", disse Mikirjia, "la sua vita tornerà felice!"

Tutti ne erano convinti, tranne lui.

Ed i folletti…

 

LA DISPERAZIONE

Una mente allenata alle crude visioni delle più tremende battaglie, un corpo pronto a sopportare i dolori più atroci, muscoli potenti come quelli degli eroi antichi… tutto inutile… tutto finito…

Centinaia di persone pronte ad aiutarlo e consolarlo non poterono nulla, anzi, aumentarono la sua rabbia. Nella sua capanna accettava solamente poche delle tante persone ferme davanti alla porta: Kaal, per prima, fedele e vecchia amica di Waller e nuova, preziosa amica nella breve permanenza di Ekra a Krieningard, la persona che poteva dargli maggior comprensione (suo marito perì in battaglia) ed il maggior calore. C'era suo padre Pioka, la madre Cèlin e la sorella Junia. Il Re fu fatta passare a stento da Waller e si trattenne per pochi minuti, avendo paura della furia che poteva esplodere da un momento all'altro nel guerriero.

Il suo diario, normalmente ricoperto da racconti di battaglie e guerre, presentava pagine su pagine con la sola scritta "Ekra" intervallata da un'altra: "trovo difficile non pensare a te ogni momento". Lamenti, nenie e disperazione riempivano le sue solitarie giornate: accettava nel suo esilio volontario solamente Kaal e Junia, anche se per pochi momenti.

Ed ogni giorno le due ragazze riscoprivano un abbattuto Waller che chiedeva poco cibo, libri ed offriva sempre la stessa ossessione: Ekra, Ekra, Ekra, Ekra… Non gli interessavano più le cronache delle battaglie e le evoluzioni delle rivolte, ora aveva mente soltanto per la magia e la medicina e non dimenticava mai di annunciare la sua sfida agli dei: doveva rivederla, a tutti i costi:

"…sono stati loro a togliermela e so che possono ridarmela!".

Passò così le sue notti immerso nella preghiera, con gli occhi rivolti al cielo, formulando le sue richieste con poemi mielosi e tristi ad Orione, Aldebaran e tutte le Grandi Stelle. Una notte particolarmente malinconica lo scoprì armato di pala di fronte alla tomba di Ekra, ma una riesumazione gli sarebbe costato il linciaggio da parte del popolo, neppure il Re sarebbe scampato a questa punizione. Si sedette affianco al sepolcro fissando il ritratto protetto dalla teca di vetro: "trovo difficile non pensare a te ogni momento…" aveva scritto sulla neve fresca, sopra la tomba.

Si continuò: lo studio di giorno e la preghiera di notte.

"Potente Orione, voglio di nuovo accarezzare la sua lunga treccia… Stelle, voi potete!"

"Il Messere si degnerebbe di risparmiarci di sì patetica lagnanza?". La voce apparve dal nulla, stridula.

"Chi ha parlato?" chiese Waller, calmo.

"Chiunque o qualsiasi cosa tu voglia!" rispose la voce.

"Chi sei, ho chiesto."

"Stolto Messere, usi un po' del cervello che le è rimasto!" la voce non era più la stessa di prima.

"Ora guardami negli occhi, bastardo!" Waller si alzò e menò minacciosamente un bastone in aria.

"E' troppo alto, il nostro valoroso eroe. Porti le spalle verso il terreno e porti una luce per far funzionare la sua vista umana. Poi potrò soddisfare la sua richiesta."

Waller prese la candela e l'abbassò. Tre piccoli folletti apparvero dal buio, la pelle verde rifletteva un alone magico e straniero alla conoscenza del guerriero. Lo guardavano con un sorriso di scherno.

"Come posso esservi utile, vostre bassezze?" …non sarebbe consigliabile offendere i folletti…

"Grosso e stupido poeta, vogliamo solo che si renda conto del male che sta facendo al regno, a Krieningard, a Kaal, a Junia ed ai suoi genitori. Si ricordi: chi è morto deve rimanere morto e chi è vivo deve vivere… pensi a chi le vuole bene, ora, e la dolce Ekra vivrà per sempre nel suo cuore."

"Ma che cosa ne sapete voi folletti di queste cose da umani? Dopotutto siete voi che non vi siete presentati al matrimonio. O ve ne stavate celati tra le pietanze? Potreste essere voi i responsabili della morte di Ekra!"

"Noi conosciamo l'amore meglio di voi… Esiste una spiegazione della nostra assenza: senza dire il perché, la natura ci aveva avvertito del pericolo di questo matrimonio: 'distruggerà Krieningard!" ci disse… ma per nessuna ragione avremmo tolto la vita a Ekra."

"Potete farla tornare?" il tono di Waller era supplichevole.

"Dopo ciò che vedrai," disse il folletto senza rispondere, "dovrai far cessare le tue preghiere: gli Dei sono inquieti!"

"…forse…" rispose l'uomo con un sospiro.

Due folletti si scostarono lasciando spazio al più vecchio dei tre che bevve un liquido da una borraccia, senza ingerirlo. Lo sputò, vaporizzandolo. Sullo specchio cristallino creato dalle minuscole gocce, si formò il viso di Ekra. L'immagine durò qualche minuto durante il quale Waller lo aveva fissato in apnea.

"Ora basta Waller!" i folletti erano svaniti insieme all'immagine e la loro voce pareva uscire dalle pareti, dal fuoco della candela, dalle travi, ovunque: "ciò che è morto rimarrà morto!".

Sereno, un ritrovato Waller riuscì, per la prima volta dalla morte della sua donna, a riposare in pace.

 

LA FOLLIA

Sembrava tanto rinsavito, quella notte, quanto indemoniato si svegliò la mattina dopo. La morbosità del suo desiderio aumentava in maniera esponenziale. Presto, la sua stanza divenne tabù anche per Kaal e Junia e per cinque giorni e per cinque notti recitò le sue invocazioni al cielo. All'ultima notte una forte impressione lo convinse: aveva raggiunto la sua meta, l'indomani l'avrebbe rivista. Subito, s'addormentò.

Krieningard si svegliò come tutte le mattine ed una nuova neve dondolava leggera nel cielo. Era da poco spuntato un debole sole e Kaal si destò vedendo la neve dalla finestra e pensando ai suoi impegni quotidiani, quando dal vetro apparve il viso pulito e sbarbato di Waller. Stranamente calmo… "felice?!" pensò.

Un turbine di emozioni colpirono la ragazza: dunque ce l'ha fatta, è guarito, è di nuovo felice! Arrivò addirittura a pensare di amarlo, con l'incertezza della vastità dell'affetto che provava per lui, pensò che forse l'avrebbe dovuto sposare… "ma ci penseremo più tardi!" concluse. Aprì la porta e l'uomo entrò assieme ad un alito fresco della mattina.

"Waller! Sei proprio tu?" esordì l'amica.

"La mia identità non è mai stata in dubbio!"

"Lo dici tu! Nessuno qui in città ti avrebbe riconosciuto. Il dolore ti aveva stravolto!"

"Già, ora però è tutto passato: tra poche ore la rivedrò!"

Ad un tratto, tutta l'emozione di Kaal fu rimandata vorticosamente nel fondo dell'anima, per lasciare spazio ad una nuova e tragica certezza: era definitivamente impazzito… bastavano quelle poche parole a dimostrarlo.

"Bene, ora devo andare, ciao!"

"Ah… ciao…" la sua risposta usciva dal fondo dei suoi pensieri: Kaal non stava salutando Waller, ma stava congedando ciò che in lui era già partito…

Il guerriero uscì tra la neve e s'incamminò verso il cimitero, la gente di Krieningard, rivedendolo sorridente, lo salutavano con calore. Si sedette al fianco della tomba di Ekra: "ti rivedrò!" le disse.

 

EPILOGO

Era normale che a mezzogiorno un leggero tepore (che non scioglieva la neve) investisse Krieningard, ma quel giorno il calore iniziava ad essere eccessivo. Molta gente aveva iniziato a togliere parte dei pesanti cappotti e nonostante risultasse anomalo, nessuno si preoccupava. Waller se ne stava a petto nudo, contento, godendosi quel caldo.

Quando anche le nubi lasciarono il cielo, scoprendo l'azzurro dell'infinito ed un cocente sole, la gente iniziò ad avere paura. Tutto era così strano, così diverso… e la neve iniziava a sciogliersi.

Solo Kaal capì, o così credette, quello che stava per succedere ed iniziò una folle quanto inutile corsa verso il cimitero. Vide la gente di Krieningard uscire dalle case, diventate fornaci, vide la pelle degli uomini scurire per poi spaccarsi, vide gli occhi chiarissimi abituati all'ombra divenire presto ciechi e vide gente ardere. Vide vesti di cuoio fondersi sulle persone che le indossavano, capelli bruciare in un lampo di luce. Anche la sua pelle bruciò ed anche lei iniziò ad urlare, a sperare che tutto fosse solo un sogno, i suoi occhi le trasmettevano un'unica macchia biancastra, ma continuava a correre.

Gli edifici di Krieningard stavano crollando uccidendo chi non era ancora morto e seppellendo chi era già trapassato. Anche l'equilibrio iniziò ad abbandonare la ragazza, picchiò contro un paio di sassi e cadde, esausta. Quando anche il cervello smise di funzionare, chiuse gli ormai inutili occhi, senza più muoversi.

Waller, intanto, parlava con la tomba di Ekra, i tagli sulle labbra e sul petto non intaccavano il suo spirito: "…ed il gelo ti ha conservato: sarai ancora bellissima!". I folletti, unici immuni al disastro, uscirono dalle loro tane e videro l'uomo sorridente e felice nonostante il suo viso fosse ora grinzoso e scuro, poi videro la città crollare.

Ma come mai ancora Ekra non appariva?

Come mai alla fine del tessuto della manica non spuntava la sua rosea mano?

Il dubbio prese la mente di Waller che, concitatamente, si mise a scavare nella neve molle. Non era vero che Ekra non appariva, solo, non si distingueva: Waller svelò uno scheletro bianco (come la neve attorno) vestito di velluto rosso.

"No, non può essere…" tentò di far uscire dalla sua gola, ormai incapace di emettere alcun suono. Tentò di alzarsi, scoprì la sua debolezza e si stupì nel vedere le sue braccia di quel colore bruno. Instabile e disorientato, sentì che anche l'udito lo stava per abbandonare, non così la vista che gli permise ancora di vedere il corpo carbonizzato di Kaal a pochi metri da lui, poté ancora distinguere le macerie di Krieningard e l'espressione serafica dei tre folletti, che ora sembravano mostri dei quadri di Hieronymus Bosch.

"No…" avrebbe voluto urlare, ma anche la sua lingua era ormai un pezzo di carne secca e rugosa. Tentò di muoversi, ma incespicò nelle ossa di Ekra, scomponendole, e cadde pesantemente a terra, e anche lui non si mosse più.

Il sospiro dei folletti risuonò tra le macerie silenziose, che anch'essi s'apprestavano ad abbandonare e tra le quali, da allora, non vi avrebbe più messo piede nessuno…

 

"…le favole… nelle favole, nonostante i travagli, le avventure e le lotte finisce sempre alla stessa maniera: tutto si aggiusta e tutti vivono felici… è per questo che odio le favole…"

 

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